Giovanni il Battista, secondo le parole del profeta Isaia, è stato una voce, la voce “di uno che grida nel deserto”.
Speriamo che la medesima sorte non sia riservata a Papa Francesco e al video messaggio inviato in occasione dell’evento “Le Idee di Expo 2015 – Verso la Carta di Milano” di sabato 7 febbraio.
Ad un osservazione, anche solo superficiale, il pericolo c’è tutto. Infatti mentre i convenuti risultavano essere seduti e composti durante l’ascolto del Presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi, quando parlava il Pontefice chiacchieravano intorno ad un tavolo e sembrava di essere più ad un dopo festa che ad un momento di progettazione del futuro. Irresponsabilità, disinteresse totale per l’analisi e la prospettiva suggerita da Francesco o assopimento per metabolizzare i sogni paventati? La storia fornirà il migliore giudizio.
Ma cosa ha detto il Papa? In sintesi ha sottolineato che la fame nel mondo si sconfigge azzerando le inequità. “Abbiate uno sguardo e un cuore orientati non ad un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma ad un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà”. Non è solo fronteggiando le impellenze che si estirpa la povertà, ne sopraggiungerebbero sempre altre, ma ci vuole un’azione che parte dalle fondamenta. In buona sostanza un’economia che non abbia come fine ultimo ed esclusivo la finanza ma che sia a servizio dell’uomo. “Da dove dunque deve partire una sana politica economica? Su cosa si impegna un politico autentico? Quali i pilastri di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica? La risposta è precisa: la dignità della persona umana e il bene comune”.
Passaggio dalle urgenze alla priorità e capacità dei politici di essere testimoni di carità sono vie obbligate, ma occorre anche l’umiltà di tutti. “Una volta, ho sentito una cosa bella: la Terra non è un’eredità che noi abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ma un prestito che fanno i nostri figli a noi, perché noi la custodiamo e la facciamo andare avanti e riportarla a loro. La terra è generosa e non fa mancare nulla a chi la custodisce. La terra, che è madre per tutti, chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni”. No all’arroganza, all’idea che si possa distruggere tutto finanche l’uomo stesso.
E Francesco, capace di allargare sempre gli orizzonti e richiamare alle responsabilità al di là dei giochi ideologici che costano molto a chi ne è escluso, sottolinea che “l’atteggiamento della custodia non è un impegno esclusivo dei cristiani, ma riguarda tutti”.
Dunque voce di uno che grida nel deserto o gigante trai nani? Meglio nessuna delle due, è auspicabile che sia voce della coscienza.
Alfonso D’Alessio
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