E’ da qualche giorno che un pensiero alberga prepotentemente nella mia mente. Nasce da una domanda, banale se vogliamo, ma certamente intrigante per il ventaglio di risposte a cui è aperta. Cosa penseranno gli imprenditori italiani, anche quelli internazionali, dello scandalo consumatosi in queste ore alla regione Lazio? Generalmente ci preoccupiamo delle ricadute che tali nefandezze hanno sui comuni cittadini, i quali in verità sono già saturi delle indecenze contro cui sono costretti a sbattere il muso quasi quotidianamente. Ma vi è una categoria di cittadini, vessata come e se non più delle altre, alla quale occorrerebbe pensare se non altro per il peso che grava sulle loro spalle circa la responsabilità delle famiglie dei dipendenti. Sono gli imprenditori, in particolare i titolari delle medie e piccole imprese, asse portante dell’economia italica. Ogni giorno lottano contro la crisi e profondono, nell’attività che portano avanti da una vita, tutte le migliori energie. In essa, prima di subire quella che per la dignità che li distingue vedono ancora come l’onta del fallimento, conferiscono tutti i loro averi, compresi i risparmi di una vita. A questa dignità cosa si contrappone oggi? La spavalderia degli attori del laziogate! Fino a quando si dovrà sopportare la beffa oltre il danno? L’intollerabile abuso di soldi pubblici rende ancora più insostenibili i sacrifici a cui sono chiamati gli italiani. Ad essi viene chiesto di stringere la cinghia, di far quadrare i bilanci familiari, di arrivare a fine mese, mentre altri si conservano i privilegi dal sapore di medievale vassallaggio. Anzi peggio ancora, proprio chi richiede sacrifici offre prova di non volerne fare. L’assenza del buon esempio è la misura della gravità della situazione. E’ una vergogna, è stato gridato dalle più alte cariche della Chiesa italiana, e io sommessamente aggiungo per i corrotti: abbiate il pudore di farvi da parte! Trovate la decenza per rispetto a quegli imprenditori che non hanno retto e si sono tolti la vita, per dare speranza a coloro che pur impegnati in un’attività imprenditoriale faticano a mantenere i figli a scuola e all’università. Questi meritano di andare in tv, di trovare spazio sui giornali, hanno dalla loro la forza dell’onestà e del lavoro che, per buona pace di chi dice il contrario, resta un diritto sancito dalla Costituzione della Repubblica. Fatevi da parte per carità! Fatelo prima di essere costretti ad ascoltare ancora parole ipocrite e di circostanza in occasione del ricordo di qualche altro imprenditore che ha perso la speranza.
Alfonso D’Alessio
a.dalessio@unimpresa.it
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