Il settore agricolo è quello dove, storicamente, le mafie hanno la loro origine. Proprio nelle campagne i fenomeni malavitosi hanno enorme diffusione: produzione agroalimentare e commercio all’ingrosso e minuto dei prodotti della terra fanno parte di uno dei principali business delle criminalità organizzata, stimato in oltre 50 miliardi di euro l’anno.
Al tema criminalità e agricoltura, Unimpresa dedica un convegno di studi che si svolgerà a Napoli, martedì 19 giugno, a partire dalle ore 10, al Circolo Ufficiali della Marina Militare Italiana, in via Console Cesario 3 bis.
Ad aprire i lavori, Aniello Cuomo, presidente del Circolo ufficiali della Marina Militare Italiana di Napoli e Paolo Longobardi, presidente nazionale di Unimpresa. Seguiranno, moderati da Sergio Maria Battaglia, segretario generale di Unimpresa, gli interventi di Maurizio De Lucia, magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, Franco Roberti, procuratore della Repubblica di Salerno, Vincenzo Errico, dirigente dell’Agenzia delle Entrate, Gaspare Sturzo, presidente del Cewntro Internazionale Studi Luigi Sturzo ed Emilio Ferrara, segretario generale di Unimpresa Agricoltura.
“L’intera filiera del settore agroalimentare risente delle infiltrazioni malavitose a partire dall’appropriazione dei terreni agricoli per poi passare all’intermediazione, all’ingrosso dei prodotti, trasporto e stoccaggio ed acquisizione di centri commerciali – spiega Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa – Sulla delicata tematica della legalità Unimpresa ha da tempo concentrato i suoi sforzi con pubblicazioni, convegni e workshop ai quali hanno partecipato esponenti della magistratura, delle forze dell’ordine, dell’imprenditoria e del mondo del credito. Le stime ci dicono che l’agricoltura produce “reddito” per la criminalità nella misura di oltre 50 miliardi di euro all’anno”.
Ciò che allarma maggiormente il cittadino, prosegue Longobardi, è che il prezzo del prodotto agricolo al dettaglio arriva a moltiplicarsi fino a cinque volte durante il tragitto dal campo al banco di vendita. “Si calcola che in Italia sono nove in media i passaggi tra intermediari di frutta e verdura – interviene il segretario di Unimpresa, Sergio Battaglia – Ancora, si registra il fenomeno per il quale i terreni agricoli verrebbero usati come lavatrice del denaro sporco, lasciati incoltivati per poi trasformarli in discariche o destinarli ad impianti eolici o fotovoltaici”.
Diffusa è anche la piaga della contraffazione dei prodotti tipici italiani.
“Una questione delicata – sottolinea Emilio Ferrara, segretario di Unimpresa Agricoltura – in un momento nel quale la crisi economica si è fatta più acuta ed il settore agroalimentare, fiore all’occhiello dell’economia reale italiana, sembra tornato ad essere un serbatoio dal quale far uscire quella speranza di ripresa che nessun vuole abbandonare. Ciò vale ancora di più per i giovani che hanno risposto proprio nell’agroalimentare, con una presenza notevolmente accresciuta, il loro desiderio di entrare nel mondo del lavoro”.
a cura del Servizio Ufficio Stampa Ago Press
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