di Anna Rita Baldassarra
LA STORIA
Era il lontano febbraio 1992 quando il pubblico ministero Antonio Di Pietro chiese e ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura per l’ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio.
Ricordiamo tutti la famosa tangente di sette milioni, oggi, apparentemente, una manciata di spiccioli di fronte ai flussi di denaro scoperti dalle Procure italiane negli anni successivi.
Nasce, anzi, si presenta al panorama politico, sociale ed economico italiano Tangentopoli, un fenomeno, fino a quel momento, diversamente conosciuto: le classiche “ruote da ungere” che da tempo segnavano i rapporti tra politica ed imprenditoria, in un vortice di favoritismi, legami economici, connivenze.
Da allora, la sensibilità ai fenomeni della corruzione ha permeato gli animi di cittadini perbene e degli onesti professionisti, dividendo radicalmente ordini di appartenenza sociale, fra moltitudini della Prima e della Seconda Repubblica.
Eppure, devono scorrere venti anni prima ancora che il sistema legislativo supporti efficacemente la lotta alla corruzione, regolamentando il sistema ed il controllo degli appalti, dettando disposizioni in merito ai requisiti soggettivi dei rappresentanti del popolo al Governo, normando la materia dei delitti contro la Pubblica Amministrazione, dandosi regole in materia di trasparenza, codice di comportamento, inconferibilità, incompatibilità.
Tutti termini che oggi fanno parte del nostro linguaggio quotidiano, fenomeni di cambiamento ai quali abbiamo assistito da spettatori o, nel caso degli operatori della Pubblica Amministrazione, fenomeni con i quali ci siamo confrontati, prendendo la decisione più importante, dettata dalla nostra coscienza: DA QUALE PARTE STARE.
Nasce qui una nuova divisione, fra coloro che vivono il proprio ruolo nella Pubblica Amministrazione come una missione a 360 gradi e coloro per i quali la propria funzione resta una irrinunciabile opportunità di guadagno, troppo spesso illecito.
Conosciamo così l’incorruttibile ed il corrotto.
L’INCORRUTTIBILE
Ed è la figura di colui che non cede alle lusinghe dell’inquinamento della corruzione che vogliamo analizzare.
Il funzionario, generalmente ben formato, di sani principi, incuneato in un sistema amministrativo alla costante ricerca della strada più semplice ed efficace per il raggiungimento di un obiettivo.
L’incorruttibile è un uomo che soffre, che vive quotidianamente al cospetto di una realtà fatta di aggiramenti di ostacoli, di procedure storpiate, di prese di posizione contro un sistema burocratico del quale si vede soltanto l’aspetto sfavorevole, negando che la burocrazia altro non è che la codificazione di procedimenti, unica nemica della sempre più dilagante malagestio.
L’incorruttibile è un uomo posto fra l’esigenza di visibilità della politica ed il sistema clientelare che, nel tempo, hanno macchiato irrimediabilmente l’onore dell’apparato di Governo e del mondo economico ed imprenditoriale.
L’incorruttibile che manifesta il proprio dissenso nel proprio ambiente di lavoro è, spesso, un reietto del gruppo, additato come il perenne “guastafeste” o come colui che “lascialo parlare, tanto non lo ascolta nessuno”.
Da un po’, l’Autorità Nazionale Anticorruzione mette a disposizione del dipendente della Pubblica Amministrazione, degli Enti Pubblici Economici o di un Ente di diritto privato sottoposto a controllo pubblico, un canale privilegiato e, soprattutto, riservato, per la segnalazione delle condotte illecite.
COS’E’ IL WHISTLEBLOWING
L’origine dell’espressione WHISTLEBLOWING è incerta, alcuni sostengono che il termine si riferisca alla pratica dei poliziotti inglesi di soffiare nel loro fischietto nel momento in cui avessero notato la commissione di un crimine, in modo da allertare altri poliziotti e, in modo più generico, la collettività.
Altri ritengono che si richiami al fallo fischiato dall’arbitro durante una partita sportiva.
In entrambi i casi, l’obiettivo è quello di fermare un’azione e richiamare l’attenzione.
Ed è l’attenzione degli apparati investigativi che il funzionario che si serve di questa opportunità, mantenendo perfettamente l’anonimato, che si vuole richiamare.
L’attenzione sullo svolgimento di pratiche illegali, all’interno della Pubblica Amministrazione, altrimenti troppo difficili da individuare e reprimere.
Il funzionario diventa una “sentinella” che, anche supportata da documentazione probante, sottopone all’Autorità Anticorruzione una serie di fenomeni di cattiva gestione amministrativa che, quasi sempre, sfociano nel compimento di attività investigative di alto livello.
L’Autorità analizza le segnalazioni e svolge, nei limiti della legge, un’attività di vigilanza, di prevenzione e di repressione dei singoli illeciti, spesso avviando una efficace interlocuzione con i Responsabili della Prevenzione delle singole Amministrazioni, oppure disponendo l’invio della presunta notizia di reato alla Funzione Pubblica, alla Corte dei Conti, all’Autorità Giudiziaria o alla Guardia di Finanza.
Il passaggio delle informazioni è confidenziale, anonimo e spersonalizzato, grazie ad un sistema di crittografia che consente il dialogo fra funzionario della Pubblica Amministrazione ed Autorità Anticorruzione.
Il sistema, altresì, tutela ampiamente colui che riferisce in merito a condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro e, nel caso in cui scelga di informare direttamente il proprio superiore gerarchico, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto a una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia.
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