Sembra che nel mondo della politica e della burocrazia vengano spesso ignorati i valori umani fondamentali, per cui gli anziani disabili non considerati persone aventi diritti, ma cose ingombranti da buttare in discarica; forse si dimentica che il periodo terminale della vita, presto o tardi, riguarda tutti indistintamente.
Allora perchè tanta insensibilità verso il dolore delle persone anziane che vivono in condizione di disagio ed hanno bisogno di aiuto ? Ma in che mondo viviamo ?
Quando il cuore umano si indurisce capita spesso che nella corsa per accumulare cose materiali vengano travolte le persone più deboli, come quelle anziane che, dopo una vita dedita al lavoro, vengono emarginate e abbandonate ad una triste solitudine.
Quasi tutte le società civili moderne hanno istituito dei sistemi sanitari e previdenziali per venire incontro alle necessità dei propri componenti.
Anche l’Italia si è dotata di Enti previdenziali, tra i quali l’INPS, venuto alla ribalta nei giorni scorsi, sembra per il cattivo impiego delle risorse finanziarie per far funzionare la ferruginosa macchina burocratica dell’Istituto.
Di conseguenza rimane poco ( molto poco ) denaro, per assistere chi ne ha bisogno quando va in pensione e non fa parte della “famiglia” privilegiata dei “pensionati d’oro”.
Per molti pensionati anziani far valere i propri diritti diventa una corsa ad ostacoli spesso impossibili.
L’esempio che segue può dare un’idea, molto vaga degli ostacoli da superare.
Una pensionata statale, di 83 anni, con pregresso intervento per emorragia celebrale, a causa del quale incorre in periodici attacchi epilettici, alcuni molto gravi che richiedono ricoveri in ospedale ed altri con svenimenti e perdita di coscienza che si risolvono in casa con l’assistenza di un familiare.
Da 4 anni è sofferente per grave artrosi dell’anca a causa della quale per muoversi ha bisogno di una persona che la sorregga.
Nel gennaio 2013 ha presentato domanda all’INPS per invalidità civile.
Il 22 marzo le viene fissata la visita presso la commissione medica.
Il 26 giugno la risposta che non viene riconosciuto l’accompagnamento previsto per gli invalidi con gravi disabilità.
Vista la situazione in progressivo peggioramento, sono state eseguite, in ospedale, tutte le analisi per tentare un intervento chirurgico.
Ma sia per l’età e sia per le ricorrenti crisi epilettiche, i sanitari hanno suggerito la via dell’aggravamento da ripresentare all’INPS per ottenere l’accompagnamento.
Alla domanda viene allegata documentazione medica specialistica, dalla quale risulta :
“GRAVE ARTROSI ANCA SINISTRA” CON NECROSI DELLA TESTA DEL FEMORE.
ESISTE CONDIZIONE DI GRAVE IMPOTENZA ED IMPOSSIBILITA’ ALLA STAZIONE ERETTA E ALLA DEAMBULAZIONE”.
La nuova visita di controllo da parte della commissione medica dell’INPS,viene effettuata il 18 ottobre.
L’ 11 dicembre 2013 arriva l’esito finale : invalidità 100 x 100 (cento per cento), (ma senza diritto di assistenza di accompagnamento).
Da notare che l’invalida vive solamente con il marito di 87 anni il quale riesce solo ad aiutarla a compiere i movimenti strettamente indispensabili.
Qualsiasi commento sia per gli esiti che per i tempi burocratici è superfluo.
A volte passano anni prima che la pratica si concluda con esito positivo. Nel frattempo molte persone non riescono a sopportare i dolori fisici e morali e ad accettare con rassegnazione l’indifferenza umana e la fanno finita con un salto nel vuoto del balcone.
Altre volte, dopo anni, arriva la risposta con esito positivo, ma quando, ormai, è troppo tardi.
Bruno Latella, presidente onorario di Unimpresa
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