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Archeologia: Stabiae lancia la sfida a Pompei ed Ercolano

Un libro promosso da Unimpresa e la Camera di commercio di Napoli. Domani la presentazione alle ore 18 a Castellamare di Stabia

Non più solo un luogo logistico, utilizzato per l’arrivo e lo smistamento dei turisti verso le località più rinomate della Campania, ma un nuovo centro per il turismo, attraverso la valorizzazione dell’immenso patrimonio storico e artistico di cui la città dispone. Grazie agli scavi, di fatto sconosciuti, Castellammare di Stabia può conoscere una nuova vita e può anche contribuire al rilancio dell’economia cittadina oltre che dell’intero territorio locale.Tutto questo grazie a Stabiae, il sito archeologico che evoca l’eruzione pliniana del 79 d.C., quando l’abitato venne sepolto insieme alle città di Pompei ed Ercolano, il luogo dove Plinio il Vecchio trovò la morte. Castellammare di Stabia è una città che ha risorse straordinarie, forse uniche al mondo, pertanto in un momento di crisi economica e sociale eccezionale non è possibile concedersi il lusso di non sfruttare a pieno ciò che la storia ha consegnato ai cittadini stabiesi e la natura ha saputo conservare per oltre 2000 anni. Questo è quanto emerge dal libro di Massimo Santaniello, promosso da Unimpresa area Metropolitana di Napoli e dalla Camera di commercio di Napoli, “Stabiae – Città lagunare dell’Antica Roma”. Il libro (Nicola Longobardi Editore) sarà presentato domani, alle ore 18, nella sala conferenze di Unimpresa, in Castellammare di Stabia, via Annunziatella 23. Alla presentazione interverrà l’archeologo Domenico Camardo, capo archeologo degli scavi di Ercolano, che illustrerà lo stato attuale degli studi su Stabiae, e il giornalista del quotidiano La Repubblica Antonio Ferrara.

Stabiae è stata sempre descritta come un insieme di ville di otium, dove i ricchi patrizi romani trascorrevano le vacanze lontano dall’Urbe. Tuttavia al sito stabiese non è stato mai attribuito il giusto riconoscimento per il ruolo strategico che ha svolto nell’antichità. Romani, a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., consolidata la propria supremazia in Italia e nel Mediterraneo, abbiano confermato il ruolo strategico della città, per l’abbondanza delle acque potabili e per il suo porto. Lo dimostrano la presenza nel porto di Stabiae di un distaccamento della flotta imperiale Misenensis e la recente scoperta che Villa San Marco era una villa imperiale appartenuta a Narcissus, potente liberto dell’imperatore Claudio. Si tratta di un grande agglomerato urbano, tutto ancora da scoprire, che si sviluppava sia sul pianoro di Varano che ai piedi della stessa collina, nell’attuale rione San Marco, estendendosi fino al pianoro del Solaro e ai piedi dello stesso, nell’attuale centro antico. Basti pensare che la superficie già scavata e quella in cui è stata accertata la presenza di rovine occupa circa 7-8 ettari, l’intera città dovrebbe svilupparsi su circa 60-70 ettari.

La novità raccontata nel libro sta nell’ipotesi che Stabiae fosse una città lagunare. Ciò è frutto dello studio delle iconografie desunte dagli affreschi di ville marittime, rinvenuti in villa Arianna e villa San Marco, negli scavi di Stabia. Stabiae è stata una grande città e non semplicemente un abitato formato da ricche ville di otium. Infatti, attraverso alcuni studi geologici, condotti nell’area della ferrovia Circumvesuviana, è stata riscontrata la presenza di sabbia ad una profondità di circa 5 m sotto l’attuale livello del mare, nella zona attualmente chiamata rione San Marco. Inoltre, ai piedi della collina di Varano, sono state individuate alcune costruzioni di epoca romana. Sulla base di questi due fattori e dalle iconografie di alcuni affreschi di ville marittime, è stata formulata l’ipotesi che i paesaggi raffigurati negli affreschi di Stabiae fossero reali. Ciò significa che le acque marine penetravano nell’entroterra, formando uno specchio d’acqua molto simile ad una laguna, fino a lambire una striscia di terra posta ai piedi della collina di Varano e del ponte San Marco, occupata da edifici mentre le “ville marittime” sorgevano su scogli o isolotti disposti lungo la costa.

Il libro rappresenta un invito per gli studiosi ad approfondire la storia del sito, attraverso nuove indagini. Se Stabiae nell’89 a.C. è stata distrutta da Silla e non venne semplicemente occupata come le altre città della piana del Sarno, ciò dimostra che era una città strategica e ben organizzata. Essa doveva svolgere un ruolo significativo, sia sotto il profilo militare che commerciale, quindi andava punita in modo esemplare.

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