Da novembre 2021, sono senza sostegno economico7” 700.000 artigiani e 210.000 imprese artigiane non usufruiscono del loro ammortizzatore sociale, l’indennità di sospensione. Per rifinanziare queste misure, occorrono quasi 50 milioni di euro: si tratta di 46,8 milioni di euro che riguardano una norma del provvedimento “sostegni” (decreto legge 21 del 2001) e del provvedimento fiscale (decreto legge 146 del 2001) e di 1,3 milioni di euro relativi alla legge di bilancio per il 2021 (legge 178 del 2020). Complessivamente, al Fondo degli artigiani mancano 48,2 milioni di euro per riavviare la regolare erogazione delle prestazioni ai lavoratori del settore. È quanto segnala Unimpresa in relazione al necessario rifinanziamento del Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato. “Confidiamo in un pronto intervento dei ministri del Lavoro e dell’Economia affinché intervengano in tempi strettissimi dando immediate risposte a queste famiglie. Non esistono aziende di serie A ed aziende di serie B, così come non esistono differenziazioni tra i lavoratori delle imprese artigiane e lavoratori appartenenti ad altri settori. O, almeno, non dovrebbero esistere, ma in realtà le differenze sono sotto gli occhi di tutti” commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi.
“La tanto attesa riforma degli ammortizzatori sociali che finalmente dovrebbe tutelare le aziende ed i lavoratori di tutti i settori e di tutte le dimensioni, non deve restare solo su carta. Governo e Parlamento devono capire che siamo ancora in una situazione di emergenza. Come rappresentanti delle micro e piccole imprese, avvertiamo quotidianamente la rabbia degli attori in campo davanti al protrarsi dell’incertezza. Forse, chi ricopre ruoli di responsabilità istituzionale e politica non ha ben chiara la condizione vissuta dai lavoratori artigiani” osserva il consigliere nazionale di Unimpresa, secondo il quale “la pesante situazione derivante da ormai due anni interrotti di Covid e la crisi in Ucraina, con tutti i consequenziali strascichi, hanno accelerato un processo di desertificazione del tessuto imprenditoriale, soprattutto nelle aziende di piccole dimensioni che poi rappresentano la stragrande maggioranza dell’imprenditoria italiana. Una grande quantità di aziende non ha pienamente ripreso l’attività, a cominciare dai settori del tessile e dell’abbigliamento. Ciò perché, nonostante il miglioramento, netto, dal punto di vista sanitario, le ricadute della pandemia sul tessuto economico non sono ancora superate, con tutto quello che ne consegue per la produzione e per l’occupazione”.
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