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AUTO: UNIMPRESA, DAZI SU AUTO CINESI NECESSARI, MA ORA INCENTIVI A PRODUTTORI EUROPEI

«La decisione annunciata dalla Commissione europea di imporre dazi sui principali produttori cinesi di automobili è una misura necessaria e benvenuta per contrastare la concorrenza sleale e proteggere l’industria automobilistica europea. Tuttavia, per garantire il successo a lungo termine, è essenziale che vengano introdotti incentivi per stimolare gli investimenti e che il piano di transizione ambientale sia rivisto in modo da essere equo e sostenibile. Solo attraverso un approccio integrato e mirato, l’Unione europea potrà proteggere la propria industria automobilistica, garantire l’occupazione e affrontare le sfide future con fiducia e determinazione». Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

In un report appena realizzato, il Centro studi di Unimpresa spiega che «la recente decisione della Commissione Europea di imporre dazi sui principali produttori cinesi di automobili rappresenta una misura fondamentale per contrastare la concorrenza sleale e garantire la protezione dell’industria automobilistica europea. La decisione prevede dazi del 17,4% per BYD, del 20% per Geely e del 38,1% per SAIC, evidenziando l’impegno della Commissione nel difendere il mercato europeo dalle pratiche di dumping adottate dai produttori cinesi. Questa misura va nella giusta direzione per combattere la concorrenza sleale cinese e tutelare gli interessi economici e industriali dell’Unione Europea». Secondo gli analisti dell’associazione «il primo punto da considerare è che la concorrenza sleale cinese ha da tempo messo sotto pressione i produttori europei. Le aziende cinesi, beneficiando di sovvenzioni statali e di costi di produzione inferiori, sono in grado di offrire prodotti a prezzi estremamente competitivi, spesso al di sotto del costo di produzione europeo. Questa pratica di dumping non solo danneggia i produttori locali, ma crea anche un mercato distorto in cui le regole del libero mercato non vengono rispettate. Pertanto, i dazi imposti dalla Commissione Europea sono essenziali per ristabilire un equilibrio equo e proteggere i produttori europei da queste pratiche scorrette.Il secondo punto cruciale è la tutela della produzione di autoveicoli da parte dei produttori dell’Unione Europea. L’industria automobilistica europea ha una lunga tradizione di eccellenza e innovazione. Tuttavia, negli ultimi anni, è stata costretta a confrontarsi con una concorrenza sempre più agguerrita da parte dei produttori cinesi. Imponendo dazi sui veicoli importati dalla Cina, la Commissione Europea intende proteggere questa importante industria, consentendo ai produttori europei di competere su un piano di parità. Questo sostegno è indispensabile per garantire la sopravvivenza e la crescita di un settore che rappresenta una parte significativa dell’economia europea. Un altro aspetto fondamentale è la protezione dell’occupazione. L’industria automobilistica europea impiega milioni di persone, sia direttamente nelle fabbriche sia indirettamente attraverso una vasta rete di fornitori e servizi correlati. La concorrenza sleale cinese mette a rischio questi posti di lavoro, minacciando la stabilità economica e sociale di intere regioni. Imponendo dazi sui veicoli cinesi, la Commissione Europea non solo protegge l’industria, ma tutela anche l’occupazione, garantendo che migliaia di lavoratori possano continuare a contribuire all’economia e mantenere il proprio sostentamento».

Il presidente di Unimpresa osserva che «per garantire il successo a lungo termine dell’industria automobilistica europea, non bastano solo i dazi. È fondamentale che vengano introdotti incentivi per stimolare investimenti finalizzati alla ripresa delle fabbriche delle case automobilistiche europee. Questi incentivi potrebbero includere sgravi fiscali, sovvenzioni per la ricerca e lo sviluppo, e programmi di formazione per i lavoratori. Solo attraverso un sostegno attivo e mirato, l’industria automobilistica europea potrà affrontare le sfide future e continuare a essere un leader globale nel settore». Secondo il Centro studi di Unimpresa «è necessario rivedere il piano di transizione ambientale. La Commissione Europea ha posto grande enfasi sulla transizione verso veicoli elettrici e a basse emissioni, ma è essenziale che questo piano sia attuato in modo equilibrato e realistico. La transizione deve tenere conto delle esigenze e delle capacità dei produttori europei, garantendo che possano adattarsi senza subire un impatto negativo. Inoltre, è importante che vengano considerati anche gli aspetti sociali ed economici della transizione, in modo da assicurare che nessuno sia lasciato indietro». Quanto alle auto elettriche «nonostante i progressi significativi compiuti nel settore, esistono ancora notevoli difficoltà nel raggiungere una produzione sostenibile nel lungo periodo. Uno dei principali ostacoli è rappresentato dai costi di produzione, che rimangono elevati rispetto alle auto tradizionali a combustione interna. Questo si riflette direttamente nei prezzi di acquisto, che sono ancora troppo alti per molti consumatori. I costi elevati delle batterie, che costituiscono una parte significativa del prezzo totale del veicolo, insieme alla necessità di infrastrutture di ricarica diffuse e affidabili, rendono difficile una diffusione di massa delle auto elettriche. Inoltre, la produzione di batterie richiede l’estrazione di materiali rari, spesso associata a problematiche ambientali e sociali, complicando ulteriormente la sostenibilità a lungo termine di questa tecnologia. Per superare queste sfide, è fondamentale investire in ricerca e sviluppo per ridurre i costi di produzione, migliorare l’efficienza delle batterie e promuovere pratiche di estrazione e produzione più sostenibili».

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