Il Pil italiano nel 2011 si è attestato a quota 1.580 miliardi di euro: una sforbiciata dell’1,4% potrebbe importare una erosione pari a 22,12 miliardi. La valutazione di Unimpresa è frutto di una elaborazione che trae spunto dalle analisi effettuate nei mesi scorsi dagli economisti di alcune banche centrali del Vecchio continente e di alcuni istituti privati. L’impatto negativo sul Pil sarebbe la inevitabile conseguenza di un irrigidimento dei criteri di concessione dei finanziamenti alle imprese che peraltro già risentono dei contraccolpi della crisi finanziaria internazionale. A marzo gli impieghi delle banche hanno registrato un’altra battuta d’arresto: il ritmo di crescita è calato all’1,16% dall’1,18% di febbraio. Calo ancora più evidente se si limita l’analisi ai soli prestiti a un anno: il ritmo di crescita è crollato allo 0,96% dall’1,65%.
“Con Basilea 3 ci sarà l’ennesimo colpo per i più deboli” dice il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, che invita il Governo italiano a prendere in tempi rapidi una “dura posizione in sede europea affinché le autorità competenti valutino le opportune correzioni a un impianto regolatorio che, al momento, pare in grado di cagionare pericolosissime ripercussioni sulle aziende più piccole”. Proprio le imprese di dimensioni minori, infatti, spiega lo studio dell’associazione, potrebbero pagare il “conto più salato” per colpa di Basilea 3 che, di fatto, obbligherebbe le banche ad alzare i livelli di guardia per rischi di credito non reali. L’impianto normativo è “troppo rigido e in pratica cancellerebbe le necessarie valutazioni da parte delle banche sia sui bilanci delle imprese sia sui progetti da finanziare” aggiunge il presidente di Unimpresa.
a cura del Servizio Ufficio Stampa Ago Press
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