«L’elemento portante di qualsiasi sistema bancario è la fiducia, che va ristabilita quanto prima a livello globale. Le recenti situazioni critiche – pur se diverse fra loro – hanno, in comune, proprio l’aver minato il rapporto fiduciario tra le banche e la loro clientela. Correntisti, obbligazionisti e azionisti hanno avvertito incertezza e hanno creato difficoltà su vari fronti alle banche finite in crisi: meno liquidità, problemi con le emissioni obbligazionarie e ripensamenti sugli aumenti di capitale. Compito delle autorità di vigilanza, delle istituzioni finanziarie mondiali e della politica è, quindi, ristabilire in tempi rapidissimi la fiducia». Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «I dissesti della Silicon Valley Bank e di Credit Suisse crisi bancarie hanno un ulteriore elemento in comune: sono un mix tra nuove tecnologie e social, perché la fiducia è venuta meno soprattutto col passa parola. La banca californiana, dal canto suo, è fallita per le scelte sbagliate del vertice e perché prestiti e rischi concentrati in un solo settore; Credit Suisse, invece, è finita gambe all’aria perché è cessato il segreto bancario in Svizzera e perché nel settore bancario elvetico non c’è la Bce a vigilare. Quanto a Deutsche Bank, il colosso tedesco paga, oggi, anche il “no” alla garanzia unica europea sui depositi bancari: la Germania pensava di essere immuni da rischi finanziari e invece è il primo paese dell’area euro ad avere problemi. Più in generale, si pone un grande problema politico nel Mondo, considerato che si è rovesciato il rapporto di potere nei Paesi, con la finanza che prevale sulla politica che non riesce a frenare l’azzardo morale» aggiunge il vicepresidente di Unimpresa.
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