Quasi il 43% delle sofferenze bancarie relative alle imprese è legato al mattone. Sul totale di finanziamenti concessi dagli istituti di credito e non rimborsati dalle aziende, pari a più di 135 miliardi di euro, oltre 58 miliardi si riferiscono infatti al settore delle attività immobiliari e a quello delle costruzioni. Le attività immobiliari pesano per oltre il 15% (20 miliardi) sui crediti deteriorati e le costruzioni per oltre il 27% (più di 37 miliardi). Nella classifica dei comparti imprenditoriali che più faticano a rimborsare i finanziamenti alle banche figurano poi le aziende manifatturiere con circa il 21% (28 miliardi) e il settore auto (vendita e assistenza) col 16% (22 miliardi). Gli arretrati del settore agricolo “coprono” il 4% (5,6 miliardi), mentre i crediti deteriorati del turismo valgono il 6% (8 miliardi) degli incagli. Questi i dati principali di un rapporto sui non performing loan (npl) realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale il totale delle sofferenze delle aziende (imprese e imprese familiari) vale 135,2 miliardi, mentre il totale generale dei prestiti non rimborsati (comprensivo del dato relativo a famiglie, onlus, fondi e assicurazioni) ammonta a 172,8 miliardi in calo di circa 27 miliardi negli ultimi 12 mesi. “La crisi dell’immobiliare, uno dei settori maggiormente colpiti dalla recessione, si riversa inevitabilmente anche sui bilanci delle banche e, come un perverso circolo vizioso, il danno torna sulle imprese che, complici i paletti sui requisiti patrimoniali dell’industria bancaria, soffrono nell’ottenere nuovi finanziamenti. Ora ci si mette anche la Banca centrale europea con un inatteso e pericoloso supplemento di regole, ancora più severe, che corrono il rischio di mettere in ginocchio gli istituti con effetti pericolosissimi per l’intera economia” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia relativi agosto scorso, complessivamente le sofferenze che fanno capo alle aziende e alle imprese familiari valgono 135,2 miliardi. I prestiti non rimborsati legati al mattone ammontano complessivamente a 58,1 miliardi pari al 42,95% del totale: 2,9 miliardi sono riconducibili a imprese familiari (2,6 miliardi dalle costruzioni e 349 milioni da attività immobiliari) e 55,1 miliardi ad aziende (35,09 miliardi dalle costruzioni e 20,4 miliardi da attività immobiliari). Al comparto dell’agricoltura e della pesca, poi, fanno capo 5,6 miliardi di sofferenze (4,16% del totale): 3,1 miliardi sono di imprese familiari e 2,4 miliardi di aziende. Il settore delle cave e delle miniere pesa per appena 379 milioni (0,28%) dei quali 13 milioni sono di imprese familiari e i restanti 366 milioni di aziende più grandi. Valgono 28,1 miliardi (20,79%), poi, le sofferenze delle attività manifatturiere con 1,4 miliardi a “carico” di imprese familiari e 26,6 miliardi di aziende maggiori. Le forniture (utility) di energia elettrica e gas valgono 652 milioni (0,48%), quelle di acqua e gestioni rifiuti 858 milioni (0,63%). Un peso rilevante è quello dell’automotive, con 22,5 miliardi di sofferenze (16,6%): si tratta dei concessionari di automobili oltre che dell’assistenza post vendita, con le imprese familiari che hanno arretrati per 3,4 miliardi e le aziende maggiori per 19,09 miliardi. Gli altri comparti: trasporto e magazzinaggio 3,3 miliardi (2,41%), informazione e comunicazione 1,4 miliardi (1,07%), attività professionali e scientifiche 3,3 miliardi (2,45%). Il turismo pesa, invece, per 8,1 miliardi (6%) sui non performing loan degli istituti: di questi 6,9 miliardi sono di aziende e 1,2 miliardi di imprese familiari; nel dettaglio, alberghi e ristoranti “valgono” 5,36 miliardi (3,97%), mentre al comparto noleggio e agenzie di viaggio sono riconducibili 2,7 miliardi (2,03%).
Per quanto riguarda i prestiti non rimborsati, si registra un forte calo delle sofferenze lorde, crollate in totale di 27,6 miliardi (-13,62%) dai 200,1 miliardi di agosto 2016 ai 172,8 miliardi di agosto 2017. Il rapporto tra sofferenze lorde e prestiti è passato dal 14,24% al 12,70%. Sono calate di 21,5 miliardi (-15,11%) le rate non pagate dalle aziende, scese da 142,7 miliardi a 121,1 miliardi; in diminuzione di 3,2 miliardi (-8,83%) anche i crediti deteriorati riconducibili alle famiglie, passati da 37,2 miliardi a 33,9 miliardi e continuano a calare anche quelli legati alle imprese familiari, scesi da 15,7 miliardi a 14,1 miliardi, in contrazione di 1,6 miliardi (-10,50%); risultano in calo di 754 milioni (-17,44%) anche le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni, dei fondi e delle onlus, passate da 4,3 miliardi a 3,5 miliardi (-18,43%). Il totale delle sofferenze nette, ovvero quelle non coperte direttamente da garanzie, è diminuito di 18,5 miliardi (-22,00%) da 84,4 miliardi a 65,8 miliardi. Il rapporto tra sofferenze nette e prestiti è passato dal 5,99% al 4,80%.
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