“Accogliamo con estremo favore l’ipotesi di un rinvio, da parte della vigilanza della Bce, delle nuove regole sulle sofferenze bancarie. L’addendum di cui si discute da settimane rappresenta un fardello per i bilanci e i requisiti patrimoniali degli istituti di credito che avrebbe inevitabilmente avuto effetti negativi sul versante dei prestiti alle imprese. Speriamo che le parole si traducano in fatti e il senso di responsabilità accompagni in futuro le scelte dei policy maker europei”. Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci, commentando le dichiarazioni rilasciate oggi dal presidente del Consiglio di vigilanza bancaria della Bce, Daniele Nouy, durante un’audizione all’Europarlamento.
“Veniamo da anni di profonda crisi e i dati del nostro Centro studi ci dicono che, nonostante la ripresa, non si ferma il credit crunch per le aziende italiane: i prestiti delle banche alle imprese, nel corso dell’ultimo anno anno, sono calati di quasi 50 miliardi di euro (-6,24%) nonostante l’aumento di 7 miliardi dei finanziamenti a medio termine” aggiunge Pucci. Secondo lo studio dell’associazione, a pesare sul calo è la diminuzione di oltre 27 miliardi dei finanziamenti a breve e di oltre 28 miliardi di quelli di lungo periodo. In aumento di 4,3 miliardi, invece, i prestiti alle famiglie, spinti dal credito al consumo (+8,3 miliardi) e dai mutui (+7,6 miliardi), comparti che hanno compensato la riduzione di oltre 10 miliardi dei prestiti personali. In totale, lo stock di impieghi al settore privato è diminuito di 44 miliardi, passando da 1.405 miliardi a 1.360 miliardi. Quasi 4 miliardi al mese in meno ad aziende e cittadini. Le rate non pagate (sofferenze) sono calate: nell’ultimo anno si è registrata una diminuzione di oltre 27 miliardi (-13,62%) da 200 miliardi a 172 miliardi.
Secondo il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, il totale dei prestiti al settore privato è calato negli ultimi 12 mesi di 44,5 miliardi (-3,17%) passando dai 1.405,5 miliardi di agosto 2016 ai 1.360,9 miliardi di agosto 2017. Nel dettaglio, è calato di 48,9 miliardi (-6,24%) lo stock di finanziamenti alle imprese passati da 784,2 miliardi a 735,2 miliardi: nel dettaglio, sono calati di 27,2 miliardi (-10,09%) da 269,9 miliardi a 242,7 miliardi i crediti a breve termine (fino a 1 anno); giù di 28,6 miliardi (-7,96%) i prestiti di lunga durata (oltre 5 anni) scesi da 359,7 miliardi a 331,1 miliardi; sono invece cresciuti di 6,9 miliardi (+4,49%) i finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) passati da 154,4 miliardi a 161,4 miliardi. Risultano complessivamente in aumento di 4,3 miliardi (+0,70%) i prestiti alle famiglie, passati da 621,3 miliardi a 625,6 miliardi: in particolare, è salito di 8,3 miliardi (+9,90%) il credito al consumo (denaro concesso per acquistare elettrodomestici, automobili, televisori e smartphone) passato da 84,3 miliardi a 92,6 miliardi; in aumento anche i mutui di 7,6 miliardi (+2,10%), saliti da 364,7 miliardi a 372,4 miliardi; in calo, invece, i prestiti personali, scesi di 11,6 miliardi (-6,77%) da 172,2 miliardi a 160,6 miliardi.
Per quanto riguarda i prestiti non rimborsati, si registra un forte calo delle sofferenze lorde, crollate in totale di 27,6 miliardi (-13,62%) dai 200,1 miliardi di agosto 2016 ai 172,8 miliardi di agosto 2017. Il rapporto tra sofferenze lorde e prestiti è passato dal 14,24% al 12,70%. Sono calate di 21,5 miliardi (-15,11%) le rate non pagate dalle aziende, scese da 142,7 miliardi a 121,1 miliardi; in diminuzione di 3,2 miliardi (-8,83%) anche i crediti deteriorati riconducibili alle famiglie, passati da 37,2 miliardi a 33,9 miliardi e continuano a calare anche quelli legati alle imprese familiari, scesi da 15,7 miliardi a 14,1 miliardi, in contrazione di 1,6 miliardi (-10,50%); risultano in calo di 754 milioni (-17,44%) anche le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni, dei fondi e delle onlus, passate da 4,3 miliardi a 3,5 miliardi (-18,43%). Il totale delle sofferenze nette, ovvero quelle non coperte direttamente da garanzie, è diminuito di 18,5 miliardi (-22,00%) da 84,4 miliardi a 65,8 miliardi. Il rapporto tra sofferenze nette e prestiti è passato dal 5,99% al 4,80%.
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