I conti delle banche sono stati ripuliti, nell’ultimo anno, grazie a oltre 16 miliardi di euro di cartolarizzazioni, 23,4 miliardi di crediti cancellati dai bilanci e sofferenze diminuite di 30 miliardi. Ciò nonostante, per le imprese italiane la strada per l’accesso a nuovi finanziamenti resta sbarrata: i prestiti alle aziende, da giugno 2018 a giugno 2019, sono calati di quasi 45 miliardi di euro (-6%) trainati al ribasso sia dai crediti a breve termine (-20 miliardi) sia dai finanziamenti di medio e lungo periodo (-24 miliardi). In totale, lo stock di impieghi alle aziende è passato da 703 miliardi a 658 miliardi: in media quasi 4 miliardi al mese tagliati all’economia reale. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa. “Quello del credito alle imprese dovrebbe diventare una priorità dell’azione di governo, perché la liquidità è essenziale per chi lavora e produce. I requisiti patrimoniali imposti alle banche hanno reso ancora più difficile l’accesso ai finanziamenti bancari e per risolvere il problema è indispensabile un cambio di passo da un punto di vista normativo” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Andrea D’Angelo.
Secondo il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, il totale dei prestiti alle imprese è diminuito nell’arco dell’ultimo anno, da giugno 2018 a giugno 2019, di 44,8 miliardi (-6,37%) passando dai 703,6 miliardi ai 658,7 miliardi. Nel dettaglio, sono calati di 20,6 miliardi (-9,00%) da 228,9 miliardi a 208,3 miliardi i crediti a breve termine (fino a 1 anno); giù di 21,7 miliardi (-6,98%) i prestiti di lunga durata (oltre 5 anni) scesi da 312,1 miliardi a 290,2 8 miliardi; sono lievemente calati di 2,4 miliardi (-1,50%) i finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) passati da 162,6 miliardi a 160,2 miliardi.
Per quanto riguarda i prestiti non rimborsati, si registra un rilevante calo delle sofferenze (nette), diminuite in totale di 30,2 miliardi (-33,52%) dai 90,1 miliardi di giugno 2018 ai 59,9 miliardi di giugno 2019. Contemporaneamente, sono cresciute le operazioni di cartolarizzazione: i crediti cartolarizzati sono passati da 122,1 miliardi a 138,5 miliardi, in salita di 16,3 miliardi (+13,36%); di questi, i crediti cancellati dai bilanci sono aumentati di 23,4 miliardi (+25,98%), passando da 90,3 miliardi a 113,8 miliardi.
“Seppur cagionato da operazioni di cartolarizzazioni e da cessioni di crediti, lo stock di impieghi delle banche italiane si è ridotto. Ciò conferma, a nostro avviso, che le aziende bancarie stanno ridimensionando l’attività creditizia, forse perché sempre meno remunerativa, anche a motivo dei bassi tassi di interesse. Non a caso, i bilanci del settore bancario mostrano come stia salendo sistematicamente la quota di ricavi legata alla vendita di prodotti finanziari e al trading. Per le banche, in ogni caso, il conto finale è positivo: continuano a fare utili e remunerano i loro azionisti. Il cerino, tuttavia, resta in mano alle imprese che senza liquidità si fermano e contribuiscono poco alla crescita del prodotto interno lordo del Paese” aggiunge il vicepresidente di Unimpresa.
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