Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 117,6 miliardi di settembre 2012 ai 144,5 miliardi di settembre 2013 (+22,86%) in aumento di 26,8 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 78,4 miliardi a 99,1 (+26,34%) in aumento di 20,6 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 26,7 miliardi a 30,8 miliardi (+15,33%) in salita di 4,1 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,7 miliardi da 10,8 miliardi a 12,6 miliardi (+16,41%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,5 a 1,8 miliardi (+21,81%) con 331 milioni in più.
Credit crunch senza fine: -47 mld a privati in un anno
Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito. Il giro di vite sui finanziamenti ammonta a quasi 47 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi. Nell’ultimo anno i prestiti bancari sono calati al ritmo di 3,9 miliardi al mese. Da settembre 2012 a settembre 2013 il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 46,8 miliardi di euro passando da 1.479,6 miliardi a 1.432,8 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-6 miliardi) sia le imprese (-40,8 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 3,17% nell’ultimo anno. Particolarmente grave il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di tutti i tipi di durata. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 869,8 miliardi a 828,9 miliardi con una diminuzione di 40,8 miliardi (-4,70%). Analoga situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 1 miliardo (-1,68%) da 59,7 miliardi a 58,7 miliardi e meno prestiti personali per 1,1 miliardi (-0,61%) da 183,8 miliardi a 182,7 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato da 609,8 miliardi a 603,8 miliardi con una diminuzione di oltre 6 miliardi (-0,98%).
Longobardi: “Preoccupati per ulteriori restrizioni credito”
“Ci preoccupano le recenti dichiarazioni del presidente Abi, Antonio Patuelli, il quale ha detto che le banche dovranno selezionare ancora di più il credito proprio a causa della crescita delle sofferenze. A nostro avviso, il calo registrato progressivamente negli ultimi anni è già la conseguenza di una restrizione delle condizioni. Se gli istituti hanno intenzione di irrigidire ulteriormente i criteri, allora vuol dire che di denaro per le imprese, ma anche per le famiglie ce ne sarà sempre meno” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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