Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 135,7 miliardi di maggio 2013 ai 168,6 miliardi di maggio 2014 (+24,23%) in aumento di 32,8 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 92,1 miliardi a 119,4 (+29,70%) in aumento di 27,3 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 29,6 miliardi a 32,6 miliardi (+10,34%) in salita di 3,06 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,9 miliardi da 12,1 miliardi a 14,09 miliardi (+15,85%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,8 a 2,3 miliardi (+29,26%) con 537 milioni in più.
Sofferenze più che raddoppiate in poco più di tre anni, ora valgono l’11,9% dei prestiti
A maggio 2013 le sofferenze corrispondevano al 9,33% dei prestiti bancari (1.455,1 miliardi), percentuale salita all’11,88% a maggio scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano a 1.420,03 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di tre anni, da dicembre 2010 a maggio 2014, sono passate da 77,8 miliardi a 168,6 miliardi in salita di 90,8 miliardi (+117%). A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
Credit crunch: -30 mld a privati in un anno
Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di quasi 3 miliardi al mese. Da maggio 2013 a maggio 2014, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 35,1 miliardi di euro passando da 1.455,1 miliardi a 1.420,03 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-8,6 miliardi) sia le imprese (-26,4 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 2,41% nell’ultimo anno. Critico il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 23,9 miliardi (-7,42%) da 322,7 miliardi a 298,7 miliardi, quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 5,6 miliardi (-4,37%) da 129,1 miliardi a 123,5 miliardi, mentre quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) sono cresciuti di 3,1 miliardi (+0,79%) da 396,4 miliardi a 399,6 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 848,3 miliardi a 821,9 miliardi con una diminuzione di 26,4 miliardi (-3,12%). Analoga, critica situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 2,4 miliardi (-4,06%) da 59,5 miliardi a 57,1 miliardi e meno prestiti personali per poco più di 2 miliardi (-1,12%) da 183,09 miliardi a 181,04 miliardi. Giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 4,2 miliardi (-1,16%) da 364,1 miliardi a 359,9 miliardi: il mercato immobiliare, così rilevante per il prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire; la contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 606,7 miliardi a 598,1 miliardi con una diminuzione di 8,6 mi liardi (-1,43%).
Longobardi: “Mercato credito fermo, fiducia in misure Bce”
“Il mercato del credito è fermo, ma abbiamo fiducia nelle misure recentemente approvate dalla Banca centrale europea. Gli interventi annunciati poche settimane fa sono l’ultima spiaggia per cercare di risolvere una situazione gravissima, con famiglie imprese sempre in magiore difficoltà nel pagare le rate dei finanziamenti” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Tuttavia – aggiunge Longobardi – assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte delle banche e anche del governo: Unimpresa è in ogni caso pronta a collaborare e a dare voce a oltre 120mila piccole e micro aziende che quotidianamente si battono per tenere in piedi l’economia del Paese”.
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