Una crisi finanziaria di lungo periodo si trasformerebbe in una recessione della durata di tre anni, dal 2023 al 2025, sia l’eurozona sia per gli Stati Uniti. Sarebbero gli Usa, con una caduta del pil pari allo 0,6% quest’anno, a pagare il conto più salato di una eventuale, perdurante instabilità dei mercati finanziari del Mondo. Tuttavia, anche l’area euro subirebbe un contraccolpo non secondario, con un meno 0,3% del pil nel 2023. È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale a livello mondiale l’economia perderebbe complessivamente lo 0,5% nel 2023. Il perdurare della crisi finanziaria internazionale dispiegherebbe i suoi effetti anche nel 2024 e nel 2025: l’anno prossimo il pil Usa farebbe registrare un meno 2%, mentre quello dell’area euro arretrerebbe dell’1,4%; mentre nei 12 mesi successivi l’economia americana si attesterebbe al -0,8% e l’eurozona a -0,2%.
«L’aumento vertiginoso dei tassi d’interesse deciso dalla Federal reserve americana e soprattutto dalla Banca centrale europea, per quanto ci interessa più da vicino, può avere effetti negativi sulla stabilità dei mercati finanziari. Se, infatti, da un lato, la politica monetaria restrittiva mostra i suoi risultati, sul fronte del contenimento dell’inflazione, nel giro di un paio d’anni, dall’altro lato dobbiamo fare i conti con l’instabilità causata ai mercati finanziari, sia per quanto riguarda le emissioni obbligazionarie sia per quanto riguarda i titoli di Stato acquistati dai principali colossi bancari mondiali. Tutto questo potrebbe mettere in ginocchio l’economia reale perché, in attesa del calo dei prezzi, i consumi rallentano e perché si restringerebbe il credito a famiglie e imprese. Per queste ragioni, come ha ben delineato oggi il presidente dell’Abi Antonio Patuelli occorre anticipare le misure fiscali contenute nella delega approvata recentemente dal governo: gli spazi di manovra sul fronte dei conti pubblici esistono e questa opportunità va colta senza indugi» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, se l’economia americana, di fronte a uno shock finanziario di lungo periodo, cagionato dalla caduta delle banche e dei mercati azionari globali, rallenterebbe fino al meno 0,6% quest’anno, anche l’area euro potrebbe andare in territorio negativo e fermarsi al meno 0,3%. A livello globale, invece, l’economia nel 2023 farebbe segnare meno 0,5%. L’anno prossimo la caduta sarebbe ancora più ampia: -0,2% per gli Stati Uniti, -1,4% per l’area euro e -1,6% a livello globale. Nel 2025, poi, -0,2% per l’economia americana, -0,4% per i paesi dell’eurozona e -0,8% su scala mondiale. Di fatto, la prospettiva di una crisi finanziaria non controllata e non arginata rapidamente potrebbe portare a un triennio di recessione globale.
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