A partire dal 2020 e fino a giugno 2022, periodo della pandemia, sono state progressivamente rafforzate le garanzie pubbliche per sostenere gli impieghi alle imprese. I prestiti sostenuti da “paracadute” di Stato implementati durante il Covid oggi ammontano a circa 125 miliardi, pari al 20% dei 625 miliardi totali di finanziamenti concessi dalle banche alle aziende. Più nel dettaglio, è possibile stimare che 28,2 miliardi siano finanziamenti con scadenza fino a 1 anno (breve termine), 31,2 miliardi fino a 5 anni (medio termine) e altri 65,5 miliardi siano con durata superiore ai 5 anni (lungo termine). È quanto emerge da un documento del Centro studi di Unimpresa, secondo cui le imprese che hanno fatto ricorso a prestiti con garanzia pubblica rappresentano, al momento, quelle che riscontrano maggiori problematicità nel rimborso dei crediti bancari: il tasso di deterioramento risulta infatti più alto rispetto alle imprese che non hanno beneficiato di sostegni statali. Ciò dimostra che le difficoltà riscontrate a cagione della crisi economica nata con la pandemia non sono state superate e che la fiammata dei prezzi divampata a inizio 2022 con la guerra in Ucraina e con la successiva impennata dell’inflazione, scatenata dalla speculazione su energia e gas, ha rappresentato un ulteriore elemento di criticità per il tessuto produttivo italiano. Va ricondotto proprio a questo fattore l’aumento delle sofferenze bancarie registrato nei primi 11 mesi del 2023: l’incremento del 25%, con una salita di quasi 3 miliardi, è una preoccupante spia di una situazione critica, troppo sottovalutata tanto dal settore bancario quanto dalle istituzioni pubbliche, che corre il rischio di acuirsi sensibilmente nel corso dei prossimi mesi.
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