Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, il totale delle sofferenze delle aziende e delle imprese familiari ammonta a 159,3 miliardi cifra che corrispondete al 79,26% dell’ammontare complessivo di tutti i finanziamenti arretrati (201,1 miliardi). Le sofferenze legate alle attività manifatturiere sono pari a 37,7 miliardi (18,76% del totale), quelle del settore del commercio a 27,1 miliardi (13,51% del totale). Le sofferenze legate al “mattone” sono in totale 64,1 miliardi pari al 31,85% del totale: i prestiti in ritardo del comparto costruzioni ammontano a 43,7 miliardi (21,75%), mentre quelle di altre attività immobiliari (come intermediazione, fondi e gestione) ammontano a 20,3 miliardi (10,10%).
In totale le sofferenze sono passate dai 181,1 miliardi di novembre 2014 ai 201,1 miliardi di novembre 2015 (+10,98%) in aumento di 19,8 miliardi. Nel dettaglio, la quota di sofferenze che fa capo alle imprese è salita da 129,9 miliardi a 143,3 (+10,29%) in aumento di 13,3 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 33,8 miliardi a 37,3 miliardi (+10,33%) in salita di 3,4 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,1 miliardi da 14,8 miliardi a 15,9 miliardi (+8,01%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 2,5 a 4,3 miliardi (+73,16%) con 1,8 miliardi miliardi in più. A novembre 2014 le sofferenze corrispondevano al 12,81% dei prestiti bancari (1.413,8 miliardi), percentuale salita al 14,11% a novembre scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano passati a 1.424,7 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in quasi cinque anni, da dicembre 2010 a novembre 2015, quando hanno toccato un nuovo record, sono salite da 77,8 miliardi a 201,1 miliardi in salita di oltre 120 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
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