Dalle banche più soldi allo Stato e agli enti locali, meno finanziamenti alle imprese. Negli ultimi 12 mesi sono saliti di quasi 9 miliardi i prestiti bancari alla pubblica amministrazione e contemporaneamente sono diminuiti di 4 miliardi gli impieghi al settore privato, con una contrazione di 16 miliardi per le aziende: da settembre 2014 a settembre 2015, il totale dei crediti erogati alla pa è passato da 1.905 miliardi a 1.914 miliardi in crescita dello 0,5%, mentre sono scesi da 1.416 miliardi a 1.412 miliardi quelli erogati a imprese e cittadini con una discesa dello 0,3%. Sul mercato del credito pesano le sofferenze, cresciute nell’ultimo anno di oltre 23 miliardi passando da 176 miliardi a 200 miliardi, in salita del 13%. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo cui nei prestiti ai privati si registrano alcuni segnali positivi per quanto riguarda le famiglie comparto in cui spicca la ripresa del credito al consumo, con un aumento delle erogazioni di 13 miliardi; per le aziende, invece, c’è un calo complessivo di oltre 16 miliardi pari a una diminuzione del 2%.
Secondo il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, da settembre 2014 a settembre 2015 i prestiti alla pubblica amministrazione sono cresciuti complessivamente di 8,7 miliardi passando da 1.905,8 miliardi a 1.914,6 miliardi (+0,46%); per quanto riguarda Stato ed enti locali (regioni, province, comuni) sono cresciuti i prestiti a medio termine (fino a 5 anni) di 21,9 miliardi da 203,8 miliardi a 225,7 miliardi (+10,79%), sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) di 392 milioni da 658,1 miliardi a 657,7 miliardi (-0,06%) e sono scesi i presiti a lungo termine (oltre 5 anni) di 12,7 miliardi da 1.043,9 miliardi a 1.031,1 miliardi (-1,23%).
Crescono finanziamenti a medio termine imprese (+17 miliardi) e sale il credito al consumo (+13 miliardi)
I finanziamenti al settore privato sono scesi di 4,07 miliardi (-0,29%) dai 1.416,2 miliardi di settembre 2014 ai 1.412,1 miliardi di settembre 2015. Per quanto riguarda le imprese, sono scesi i finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata: i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) sono diminuiti di 11,2 miliardi (-3,77%) da 299,4 miliardi a 288,1 miliardi; per i prestiti di lungo periodo (oltre 5 anni) si è registrata una contrazione di 22,3 miliardi (-5,68%) da 394,02 miliardi a 371,6 miliardi; in controtendenza i prestiti a medio termine (fino a 5 anni) saliti di 17,3 miliardi (+13,79%) da 126,05 miliardi a 143,4 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è comunque calato di 16,2 miliardi (-1,98%) da 819,4 miliardi a 803,2 miliardi. Per quanto riguarda le famiglie, sono scesi i prestiti personali di 870 milioni (-0,48%) da 180,2 miliardi a 179,3 miliardi; stabili i mutui a 359,1 miliardi con una lieve diminuzione di 33 milioni (-0,01%); consistente, invece, la salita del credito al consumo con le erogazioni cresciute di 13,08 miliardi (+22,84%) da 57,2 miliardi a 70,3 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle famiglie è aumentato di 12,1 miliardi (+2,04%) da 596,7 miliardi a 608,8 miliardi.
Sofferenze oltre 200 miliardi (+13%) in crescita di 2 miliardi al mese
Contemporaneamente continuano a crescere le sofferenze bancarie: nell’ultimo anno i prestiti non rimborsati sono passati da 176,8 miliardi a 200,4 miliardi in salita di 23,5 miliardi (+13,31%), al ritmo di quasi 2 miliardi al mese. La fetta più rilevante di sofferenze è quella delle aziende che a settembre 2015 avevano arretrati pari a 143,4 miliardi, in aumento di 16,8 miliardi (+13,32%) rispetto ai 126,5 miliardi di settembre 2014. Le rate non pagate dalle imprese familiari valgono 16,1 miliardi, in crescita di 1,6 miliardi (+11,17%) rispetto a 14,5 miliardi di un anno fa, mentre le sofferenze delle famiglie sono salite di 3,2 miliardi (+9,76%) da 33,1 miliardi a 36,4 miliardi). Sono passate da 2,5 miliardi a 4,3 miliardi, in crescita di 1,8 miliardi (+72,56%), le “altre” sofferenze (pubblica amministrazione, onlus, assicurazioni, fondi).
Longobardi: “Governo faccia presto con bad bank”
“Il problema delle sofferenze è stato sottovalutato in partenza, due o tre anni fa. Noi ne parliamo insistentemente e ora stanno arrivando allarmi anche dai regolatori e dalle autorità. Si parla di una bad bank, di uno strumento che vede il coinvolgimento del settore pubblico. Bene, lo auspichiamo. Ma si faccia presto, il rischio è che finiremo sommersi da questa montagna di debiti spazzatura” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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