I dati dell’associazione: dal 2010 al 2015 i finanziamenti alle imprese sono scesi di oltre il 4% da 845 a 809 miliardi; le rate non rimborsate sono schizzate da 48 a 150 miliardi. Il presidente Longobardi: “Il risiko dia slancio al credito”
“Il riassetto a cui va incontro l’industria bancaria italiana deve rappresentare un momento di svolta per il rapporti tra istituti di credito e imprese. Dal cosiddetto risiko, ormai alle porte, ci aspettiamo netti miglioramenti delle banche, tali da poter ridare slancio al credito, i cui rubinetti sono chiusi da anni e che negli ultimi mesi sono stati riaperti, ma solo col contagocce”. Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, commentando le indiscrezioni di stampa secondo cui le banche del Paese, a cominciare dalle popolari, stanno per entrare in una fase di riassetto complesso.
“Il nostro auspicio – aggiunge Longobardi – è che le eventuali fusioni e aggregazioni non siano mosse o condizionate da interessi e giochi di potere, ma siano finalizzate a razionalizzare i costi e a rendere più efficiente l’industria del credito”.Secondo i dati del Centro studi di Unimpresa, negli ultimi cinque anni i finanziamenti alle imprese sono diminuiti di 36,2 miliardi (-4,28%): da marzo 2010 a marzo 2015 gli impieghi destinati alle aziende sono passati da 845,9 miliardi a 809,7 miliardi. Sono diminuiti i finanziamenti di tutti i tipi di durata: quelli a breve termine (fino a 1 anno) sono scesi di 16,7 miliardi da 316,7 miliardi a 300 miliardi (-5,28%); quelli a media scadenza (fino a 5 anni) sono calati di 10,7 miliardi da 143,9 miliardi a 133,1 miliardi (-7,49%); quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) sono diminuiti di 8,7 miliardi da 385,3 miliardi a 376,6 miliardi (-2,26%). Nel frattempo sono schizzate le sofferenze: le rate di prestiti non rimborsate dalle aziende sono aumentate complessivamente di 101,5 miliardi (+207,74%) da 48,8 miliardi a 150,3 miliardi. Sono cresciute sia le sofferenze delle imprese non finanziarie di 93,2 miliardi da 41,7 miliardi a 134,9 miliardi (+223,54%) sia le sofferenze delle aziende familiari di 8,2 miliardi da 7,1 miliardi a 15,4 miliardi (+115,65%).
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