Nonostante le garanzie dello Stato introdotte a partire da marzo 2020, i prestiti delle banche alle imprese, nell’ultimo anno, sono cresciuti di appena 10 miliardi di euro. Lo stock di impieghi degli istituti destinati alle imprese, infatti, è passato da 656,3 miliardi di aprile 2020 a 666,8 miliardi di aprile 2021. È probabile, quindi, che i quasi 200 miliardi concessi dalle stesse banche alle imprese, coperti dalla garanzia pubblica, abbiano sostituito vecchi finanziamenti ovvero credito già in essere.
È quanto emerge da un rapporto realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale, si riducono i rischi delle banche sul fronte dei finanziamenti a imprese e famiglie: il totale dei crediti deteriorati è calato, nell’ultimo anno, da 71,1 miliardi a 52,1 miliardi con una riduzione di oltre 19 miliardi (-26,74%). «Quello della liquidità è il problema principale per le piccole e medie imprese italiane e le banche, come al solito, con furbizia e scarsa lungimiranza, chiudono i rubinetti. Hanno usato il paracadute dello Stato per ridurre i loro rischi e non per sostenere l’economia reale. Le chiacchiere stanno a zero, per noi parlano i numeri e i numeri ci dicono che a fronte di oltre 180 miliardi di prestiti garantiti dallo Stato concessi durante la pandemia, l’ammontare complessivo dei finanziamenti è salito di appena 20 miliardi. Vuol dire, calcolatrice alla mano, che circa 120 miliardi non sono liquidità aggiuntiva, ma sostitutiva» commenta il vicepresidente di Unimpresa.
Secondo il rapporto del Centro studi di Unimpresa, da aprile 2020 ad marzo 2021, lo stock di prestiti delle banche a famiglie e imprese è passato da 1.282,4 miliardi a 1.312,8 miliardi, in salita di 30,3 miliardi (+2,37%). Nel dettaglio, i finanziamenti alle aziende sono cresciuti di 10,4 miliardi (+1,60%) da 656,3 miliardi a 666,8 miliardi (+1,60%): tale incremento, se rapportato ai 196,6 miliardi che le stesse banche hanno erogato, complessivamente, con le garanzie pubbliche (decreto liquidità e successive modifiche), lascia immaginare che una parte del credito “coperto dallo Stato” abbia sostituito finanziamenti già in essere. Quanto ai finanziamenti alle famiglie, si è registrata una crescita di 19,8 miliardi da 626,1 miliardi di aprile 2020 a 645,9 miliardi di aprile 2021 (+2,37%).
Sempre meno rischi per le banche, grazie al calo della massa di sofferenze. Le rate non pagate da famiglie e imprese sono calate ancora di 19,1 miliardi (-26,74%) dai 71,1 miliardi di aprile 2020 ai 52,1 miliardi di aprile 2021. Sono calate anche le sofferenze nette (ovvero quelle non coperte da garanzie reali) da 26,1 miliardi a 19,8 miliardi con una riduzione di 6,2 miliardi (-23,98%). In discesa di 15,1 miliardi i crediti deteriorati riconducibili alle aziende (-31,12%) da 48,5 miliardi a 33,4 miliardi; in calo di 1,6 miliardi le sofferenze delle famiglie (-11,97%) da 13,5 miliardi a 11,9 miliardi; in discesa di 1,9 miliardi, poi, gli arretrati delle imprese familiari (-31,84%) da 6,2 miliardi a 4,2 miliardi. Il rapporto tra sofferenze e prestiti è calato dal 5,54% di aprile 2020 al 3,97% di aprile 2021; il rapporto tra sofferenze nette e prestiti è sceso dal 2,03% di aprile 2020 all’1,51% di aprile 2021.
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