Le rate non pagate salgono di quasi 20 miliardi da novembre 2014 a novembre 2015. In calo i finanziamenti alle imprese dell’1,6%, ma sugli impieghi ci sono segnali positivi: in ripresa i prestiti alle famiglie grazie al credito al consumo aumentato di 23 miliardi (+41%). Sul versante imprese, aumenta la liquidità a medio termine di 18 miliardi (+14%). Longobardi: “Bad bank non è aiuto di Stato, ma spinge l’intera economia”.
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 181,1 miliardi di novembre 2014 ai 201,1 miliardi di novembre 2015 (+10,98%) in aumento di 19,8 miliardi. Nel dettaglio, la quota di sofferenze che fa capo alle imprese è salita da 129,9 miliardi a 143,3 (+10,29%) in aumento di 13,3 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 33,8 miliardi a 37,3 miliardi (+10,33%) in salita di 3,4 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,1 miliardi da 14,8 miliardi a 15,9 miliardi (+8,01%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 2,5 a 4,3 miliardi (+73,16%) con 1,8 miliardi miliardi in più.
Sofferenze più che raddoppiate in cinque anni, ora valgono il 14,11% dei prestiti
A novembre 2014 le sofferenze corrispondevano al 12,81% dei prestiti bancari (1.413,8 miliardi), percentuale salita al 14,11% a novembre scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano passati a 1.424,7 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in quasi cinque anni, da dicembre 2010 a novembre 2015, quando hanno toccato un nuovo record, sono salite da 77,8 miliardi a 201,1 miliardi in salita di oltre 120 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
Credit crunch: -13 mld ad aziende in un anno, lieve ripresa per i mutui
Parallelamente c’è la difficile situazione del credito, i cui rubinetti faticano a riaprirsi anche se complessivamente lo stock dei finanziamenti al settore privato è tornato a crescere: da novembre 2014 a novembre 2015, il totale dei prestiti è salito di 10,8 miliardi di euro passando da 1.413,8 miliardi a 1.424,7 miliardi (+0,77%). Una crescita legata all’aumento delle erogazioni alle famiglie sostenuta da una dinamica in forte accelerazione del credito al consumo, salto di 23,5 miliardi in un anno da 57,3 miliardi a 80,8 miliardi (+41,07%); lieve crescita anche per i mutui di 1,8 miliardi da 359,6 miliardi a 361,5 miliardi (+0,51%), mentre si registra un calo di 1,3 miliardi per i prestiti personali scesi da 179,2 miliardi a 177,9 miliardi (-0,75%). Complessivamente i finanziamenti alle famiglie sono saliti di 24,1 miliardi da 596,miliardi a 620,3 miliardi (+4,03%).
Resta complessivamente negativo il quadro per le imprese che hanno visto calare i finanziamenti di 13,1 miliardi da 817,5 miliardi a 804,3 miliardi (-1,61%). Le aziende nell’ultimo anno hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 10,6 miliardi (-3,57%) da 299,2 miliardi a 288,5 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre a 5 anni) di 20,8 miliardi (-5,36%) da 388,5 miliardi a 367,7 miliardi, mentre quelli di medio periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 18,3 miliardi (+14,12%) da 129,7 miliardi a 148,1 miliardi.
Longobardi: “Sulla bad bank soluzione poco chiara”
“La soluzione per la bad bank individuata dal governo italiano e ancora al vaglio dell’Unione europea è poco chiara: viene definita leggera, ma a noi sembra più che altro timida e non in grado di risolvere il problema della enorme massa di spazzatura finanziaria che zavorra i bilanci delle banche, frenando i prestiti all’economia reale” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Negli scorsi mesi – aggiunge Longobardi – i rappresentanti delle banche e quelli delle grandi industrie hanno parlato di un nuovo rapporto tra il mondo del credito e quello delle imprese, ma non se n’è fatto più nulla: Unimpresa è pronta a collaborare e a dare voce a oltre 120mila piccole e micro aziende che quotidianamente si battono per tenere in piedi l’economia del Paese. Ci sono le risorse del quantitative easing della Bce e non vanno sprecate”.
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