Finanziamenti al settore privato gi+ di 21,9 miliardi. In controtendenza il credito alle famiglie salito di 342 milioni. Boom di sofferenze salite di 25 miliardi a 191 miliardi. Longobardi: “Basilea 3 e crisi mix micidiale, ora ripensare il rapporto banca-impresa”
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, da aprile 2014 ad aprile 2015, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 21,9 miliardi di euro passando da 1.427,7 miliardi a 1.405,8 miliardi. Una riduzione che interessa, tuttavia, solo le imprese (-22,2 miliardi), mentre per le famiglie si registra una inversione di tendenza con una crescita, seppur lieve, di 342 milioni (+0,06%). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, dell’1,54% nell’ultimo anno. Periodo nel quale le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 9,1 miliardi (-2,96%) da 305,1 miliardi a 296,1 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre a 5 anni) di 25,8 miliardi (-6,42%) da 401,8 miliardi a 376,1 miliardi, mentre quelli di breve periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 12,5 miliardi (+10,32%) da 121,9 miliardi a 134,5 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle imprese è comunque sceso da 828,9 miliardi a 806,6 miliardi con una diminuzione di 22,2 miliardi (-2,69%).
PRESTITI ALLE FAMIGLIE IN CONTROTENDENZA
Diversa la situazione per le famiglie: meno prestiti personali per 2,2 miliardi (-1,26%) da 181,8 miliardi a 179,5 miliardi e giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 1,2 miliardi (-0,34%) da 359,8 miliardi a 358,6 miliardi; in controtendenza il credito al consumo, salito di 3,8 miliardi (+6,73%) da 57,1 miliardi a 60,9 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è lievemente aumentato in un anno da 598,7 miliardi a 599,1 miliardi con una crescita di 342 milioni (+0,06%).
BOOM SOFFERENZE A 191 MILIARDI (+15%)
Nel frattempo, si registra anche il boom delle sofferenze, cresciute di 25 miliardi nell’ultimo anno. Le rate non pagate sono cresciute del 15% arrivando a superare i 190 miliardi di euro, in aumento di oltre 25 miliardi. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (136 miliardi); le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 35 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari 15 miliardi. Superano il tetto dei 4 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Secondo il rapporto, in totale le sofferenze sono passate dai 166,4 miliardi di aprile 2014 ai 191,5 miliardi di aprile 2015 (+15,08%) in aumento di 25 miliardi. Nel dettaglio, la quota di sofferenze che fa capo alle imprese è salita da 118,1 miliardi a 136,3 (+15,56%) in aumento di 18,3 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 32,1 miliardi a 35,5 miliardi (+11,06%) in salita di 3,5 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,5 miliardi da 14,1 miliardi a 15,5 miliardi (+10,75%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 2,3 a 4,1 miliardi (+70,88%) con 1,6 miliardi miliardi in più. Ad aprile 2014 le sofferenze corrispondevano all’11,66% dei prestiti bancari (1.427,7 miliardi), percentuale salita al 13,63% ad aprile scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano a 1.405,8 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di quattro anni, da dicembre 2010 ad aprile 2015, sono passate da 77,8 miliardi a 191,5 miliardi in salita di 113,7 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
LONGOBARDI: “RIPENSARE IL RAPPORTO BANCA-IMPRESA”
“Serve un ripensamento completo del rapporto banca-impresa. Se da un lato le aziende devono necessariamente trovare nuove forme di finanziamento, alternative a quello tradizionale e bancario, gli istituti di credito, anche nel loro interesse, devono ridiscutere alcune regole e meccanismi di concessione che ora rendono spesso impossibile accedere ai prestiti. Tra la crisi, che ha inevitabilmente portato ad anni consecutivi di bilanci in rosso, e le norme di Basilea per molti allo sportello la strada è sbarrata: insomma, la bufera finanziaria e i regolamenti internazionali sui requisiti di capitale sono stati e sono un mix micidiale” dichiara il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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