Anche il 2017 parte all’insegna del credit crunch per le aziende italiane: a gennaio scorso, lo stock di prestiti delle banche alle imprese, rispetto a 12 mesi precedenti, è calato di oltre 15 miliardi di euro (-2%) nonostante l’aumento di oltre 11 miliardi dei finanziamenti a medio termine. A pesare sulla discesa è la diminuzione di oltre 14 miliardi dei finanziamenti a breve e di 12 miliardi di quelli di lungo periodo. In aumento di 5 miliardi, invece, i prestiti alle famiglie spinti dal credito al consumo (+5 miliardi) e dai mutui (+6 miliardi). In totale, gli impieghi al settore privato sono diminuiti di 10 miliardi, passando da 1.410 miliardi a 1.400 miliardi negli ultimi 12 mesi. Quasi un miliardo al mese in meno ad aziende e cittadini. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale nello stesso periodo in esame le rate non pagate (sofferenze) sono leggermente calate: nell’ultimo anno si è registrato una riduzione di quasi 4 miliardi (-2%). “Lo Stato salva le banche, con un fondo da 20 miliardi che peraltro potrebbe non bastare, ma non ci sono certezze sulla riapertura dei rubinetti dei finanziamenti: chi ci assicura che ripartiranno?” si domanda il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
RIPARTONO I MUTUI: +6 MILIARDI NELL’ULTIMO ANNO
Secondo il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, il totale dei prestiti al settore privato è calato negli ultimi 12 mesi di 9,9 miliardi (-0,70%) passando dai 1.410,3 miliardi di gennaio 2016 ai 1.400,3 miliardi di gennaio 2017. Nel dettaglio, è calato di 15,5 miliardi (-1,97%) lo stock di finanziamenti alle imprese passati da 791,7 miliardi a 776,1 miliardi: nel dettaglio, sono calati di 14,3 miliardi (-5,15%) da 279,2 miliardi a 264,8 miliardi i crediti a breve termine (fino a 1 anno); giù di 12,7 miliardi (-3,48%) i prestiti di lunga durata (oltre 5 anni) scesi da 365,1 miliardi a 352,4 miliardi; sono invece cresciuti di 11,5 miliardi (+7,82%) i finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) passati da 147,3 miliardi a 158,8 miliardi. Risultano complessivamente in aumento di 5,6 miliardi (+0,91%) i prestiti alle famiglie, passati da 618,5 miliardi a 624,2 miliardi: in particolare, è salito di 5,4 miliardi (+6,69%) il credito al consumo (denaro concesso per acquistare elettrodomestici, automobili, televisori e smartphone) passato da 81,1 miliardi a 86,6 miliardi; in aumento anche i mutui di 5,8 miliardi (+1,61%), saliti da 362,1 miliardi a 368 miliardi; in calo, invece, i prestiti personali, scesi di 5,6 miliardi (-3,22%) da 175,2 miliardi a 169,5 miliardi.
SOFFERENZE NETTE IN CALO A 77 MILIARDI
Per quanto riguarda i prestiti non rimborsati, si registra un calo delle sofferenze lorde, scese in totale di 3,9 miliardi (-1,97%) dai 201,8 miliardi di gennaio 2016 ai 197,9 miliardi di gennaio 2017. Il rapporto tra sofferenze lorde e prestiti è passato dal 14,31% al 14,13%. Sono calate di 2,8 miliardi (-2,01%) le rate non pagate dalle aziende, passate da 143,6 miliardi a 140,7 miliardi; in calo di 817 milioni (-2,16%) anche i crediti deteriorati riconducibili alle famiglie – passati da 37,7 miliardi a 36,9 miliardi – e di 294 milioni (-1,82%) quelli legati alle imprese familiari, calati da 16,1 miliardi a 15,8 miliardi; sono invece risultate in aumento di 19 milioni (+0,44%) le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni, dei fondi e delle onlus. Il totale delle sofferenze nette, ovvero quelle non coperte direttamente da garanzie, sono calate di 5,7 miliardi (-6,88%) da 83,5 miliardi a 77,8 miliardi. Il rapporto tra sofferenze nette e prestiti è passato dal 5,93% al 5,56%.
DALL’EUROTOWER LIQUIDITA’ AGGIUNTIVA PER OLTRE 240 MILIARDI IN 8 ANNI
Calano i prestiti nonostante la liquidità assicurata dalla Banca centrale europea. Negli ultimi anni, alle banche italiane non è mancato il sostegno della Bce che ha progressivamente incrementato le erogazioni di denaro, peraltro a tassi bassissimi se non addirittura negativi. Nel 2008 lo stock di moneta prelevato dagli istituti italiani all’Eurotower era a quota 50,3 miliardi, per poi salire a 271,8 miliardi nel 2012 e attestarsi a 173,9 miliardi nel 2016: tutto questo con una variazione positiva, in otto anni, di 123,6 miliardi (+245,73%). Una quantità di denaro che ha incrementato gli asset finanziari degli istituti: erano a quota 3.634,6 miliardi nel 2008, a 4.211 miliardi nel 2012 e a 3.978,4 miliardi nel 2016: in otto anni il portafoglio delle anche è salito di 343,8 miliardi (+9,46%), ma il denaro non è confluito alla cosiddetta economia reale. Sono infatti aumentati gli acquisti, da parte delle banche italiane, di obbligazioni emesse dal Tesoro: lo stock di bot e btp si attestava a 174,9 miliardi nel 2008, a 354,5 miliardi nel 2012 e a 415,2 miliardi nel 2016 con un incremento, in otto anni, di 240,3 miliardi (+137,39%). “Le operazioni di politica monetaria, dunque, non hanno consentito al motore del credito di ripartire regolarmente e il malfunzionamento è segnalato sia dall’ammontare di bot e btp comprati dalle banche sia dall’andamento dei crediti deteriorati e delle sofferenze” commenta ancora Pucci.
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