Il rapporto sul credito relativo all’ultimo anno. Calano gli impieghi alle aziende al ritmo di oltre 3 miliardi al mese. In controtendenza i finanziamenti alle famiglie: salgono i mutui (+4 miliardi) e il credito al consumo (+8 miliardi). Giù le sofferenze, scese a quota 71 miliardi (-28%) con quelle nette calate a 25 miliardi. Il vicepresidente: «Lunedì si apre una fase cruciale per il futuro del Paese, quando partiranno milioni di richieste per finanziamenti garantiti dallo Stato grazie al decreto liquidità. L’atteggiamento avuto degli istituti negli ultimi anni purtroppo non lascia ben sperare. Chiediamo trasparenza»
Strada sbarrata per le imprese italiane in banca: i prestiti alle aziende, nel corso dell’ultimo anno, sono calati di quasi 42 miliardi di euro (-6%) trainati al ribasso sia dai crediti a breve termine (-16 miliardi) sia dai finanziamenti di medio e lungo periodo (-25 miliardi). In salita di 5 miliardi invece i prestiti alle famiglie, trainati dal credito al consumo (+8 miliardi) e dai mutui (+3,9 miliardi), comparti che hanno evitato il tracollo e compensato il pesante calo registrato sul fronte dei prestiti personali (-7,8 miliardi). In totale, lo stock di impieghi al settore privato è diminuito di oltre 37 miliardi, passando da 1.304 miliardi a 1.266 miliardi: in media oltre 3 miliardi al mese tagliati ad aziende e cittadini. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale negli ultimi 12 mesi, da febbraio 2019 a febbraio 2020, le rate non pagate (sofferenze) sono calate: nell’ultimo anno si è registrata una diminuzione di oltre 28 miliardi (-28,47%) da 164 miliardi a 71 miliardi. «Lunedì si apre una fase cruciale per il futuro del Paese, quando partiranno milioni di richieste da parte delle pmi italiane per finanziamenti garantiti dallo Stato grazie al decreto liquidità. L’atteggiamento avuto degli istituti negli ultimi anni purtroppo non lascia ben sperare: temiamo comportamenti dilatori da parte delle banche, molte delle quali vedono, nei prestiti garantiti, un appesantimento di costi senza alcuna contropartita di ritorno. Il rischio è che le aziende perderanno tempo. Chiediamo alle banche trasparenza» commenta il vicepresidente di Unimpresa.
Secondo il rapporto dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, il totale dei prestiti al settore privato è calato nell’arco dell’ultimo anno, da febbraio 2019 a febbraio 2020, di 37,6 miliardi (-2,89%) passando dai 1.304,1 miliardi di febbraio 2019 ai 1.266,4 miliardi di febbraio 2020. Nel dettaglio, è calato di 41,8 miliardi (-6,18%) lo stock di finanziamenti alle imprese passati da 676,9 miliardi a 635,1 miliardi: in particolare, sono calati di 16,2 miliardi (-7,52%) da 215,6 miliardi a 199,4 miliardi i crediti a breve termine (fino a 1 anno); giù di 4,7 miliardi (-2,89%) i prestiti di media durata (fino a 5 anni) scesi da 163,1 miliardi a 158,3 miliardi; sono decisamente calati di 20,8 miliardi (-7,00%) i finanziamenti di lungo periodo (oltre 5 anni) passati da 298,1 miliardi a 277,2 miliardi. Risultano complessivamente in leggera salita, invece, di 4,1 miliardi (+0,66%) i prestiti alle famiglie, passati da 627,2 miliardi a 631,3 miliardi: in particolare, è salito di 8,1 miliardi (+7,77%) il credito al consumo (denaro concesso per acquistare elettrodomestici, automobili, televisori e smartphone) passato da 103,7,06 miliardi a 111,8 miliardi; in aumento anche i mutui di 3,9 miliardi (+1,03%), saliti da 379,9 miliardi a 383,8 miliardi; in deciso calo, invece, i prestiti personali, scesi di 7,8 miliardi (-5,47%) da 143,5 miliardi a 135,6 miliardi.
Per quanto riguarda i prestiti non rimborsati, si registra un rilevante calo delle sofferenze lorde, diminuite in totale di 28,5 miliardi (-28,47%) dai 100,1 miliardi di febbraio 2019 ai 71,6 miliardi di febbraio 2020. Il rapporto tra sofferenze lorde e prestiti è passato dal 7,68% al 5,66%. Sono calate di 18,3 miliardi (-27,32%) le rate non pagate dalle aziende, scese da 67,4 miliardi a 49,1 miliardi; in diminuzione di 8,6 miliardi (-39,04%) anche i crediti deteriorati riconducibili alle famiglie, passati da 22,1 miliardi a 13,5 miliardi e continuano a calare anche quelli legati alle imprese familiari, scesi da 8,1 miliardi a 6,3 miliardi, in contrazione di 1,8 miliardi (-22,67%); risultano in crescita di 361 milioni (+15,21%), invece, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni, dei fondi e delle onlus, passate da 2,3 miliardi a 2,7 miliardi. Il totale delle sofferenze nette, ovvero quelle non coperte direttamente da garanzie, è diminuito di 7,6 miliardi (-22,83%) da 33,6 miliardi a 25,9 miliardi. Il rapporto tra sofferenze nette e prestiti è passato dal 2,58% al 2,05%.
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