Ammontano a quasi 38 miliardi di euro i prestiti bancari non rimborsati dalle aziende italiane: il record è delle imprese della Lombardia, dove gli arretrati dei finanziamenti valgono, con oltre 9 miliardi, il 24,5% del totale nazionale. A seguire, nella speciale classifica delle “regioni più indebitate”, c’è il Lazio, con 5 miliardi e 500 milioni (15%); poi, sul terzo posto del podio, l’Emilia Romagna con 3,4 miliardi (9,1%). La Liguria, con 680 milioni (1,8%), l’Umbria con 569 milioni (1,5%) e la Calabria con 500 milioni (1,3%) sono, invece, il terzetto di coda nel ranking territoriale sui crediti ammalorati delle banche relativi ai prestiti concessi ad aziende e imprese familiari. È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa sui non performing loan (npl), secondo il quale a marzo scorso il totale delle rate non onorate di prestiti bancari alle imprese era pari a 37,5 miliardi: di questi 14,4 miliardi corrispondono a sofferenze (la categoria peggiore, che equivale a perdite per gli istituti), 21,8 miliardi a inadempienze probabili (la fascia intermedia sul piano dei rischi) e 1,2 miliardi sono, invece, rate scadute (la tipologia che ha più probabilità di tornare alla regolarità). «I crediti deteriorati delle imprese vanno tenuti sotto controllo per due ragioni: la prima è che la liquidità concessa a tassi variabili è soggetta ad aumenti delle rate e questo vuol dire, nel tempo, maggiori difficoltà nell’onorare le scadenze relativi ai rimborsi; il secondo motivo riguarda i tassi in crescita sui nuovi prestiti cioè condizioni di accesso al credito sempre più sfavorevoli per le imprese. Si tratta di un mix pericolosissimo per l’economia italiana, un allarme liquidità che mi pare fortemente sottovalutato. L’azione del governo sulle banche, con la tassa sugli extraprofitti, oltre a portare gettito aggiuntivo nelle casse dello Stato, deve servire anche come moral suasion nei confronti dei vertici del sistema bancario affinché cambino atteggiamento e siano più attenti alle esigenze delle imprese» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo il report del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Banca d’Italia, il totale dei prestiti bancari non ripagati regolarmente dalle aziende e dalle imprese familiari italiane è pari a 37,5 miliardi di euro: di questi 14,4 miliardi corrispondono a sofferenze (la categoria peggiore, che equivale e perdite per gli istituti), 21,8 miliardi a inadempienze probabili (la fascia intermedia sul piano dei rischi) e 1,2 miliardi sono, invece, rate scadute (la tipologia che ha più probabilità di tornare alla regolarità). Il quadro territoriale dei non performing loan rispecchia, in linea di massima, la mappa del prodotto interno lordo del Paese. La Lombardia, per ovvie ragioni legate alla dimensione del “fatturato” e della distribuzione territoriale del pil italiano, è in cima alla classifica delle imprese con più arretrati in banca per 9,1 miliardi di euro pari al 24,5% del totale: 2,9 miliardi sono sofferenze, 5,9 miliardi inadempienze probabili e 220 milioni rate scadute. Seconda posizione, nella classifica sui crediti ammalorati delle banche relativi ai prestiti concessi ad aziende e imprese familiari, per il Lazio con 5,5 miliardi (14,7%): 2,2 miliardi sono sofferenze, 3,1 miliardi inadempienze probabili e 197 milioni rate scadute. Terzo gradino del podio, poi, per l’Emilia Romagna con 1,3 miliardi: 1,3 miliardi sono sofferenze, 2 miliardi inadempienze probabili e 81 milioni rate scadute. A seguire la Toscanacon 2,7 miliardi (7,3%): 1,1 miliardi sono sofferenze, 1,5 miliardi inadempienze probabili e 79 milioni rate scadute. Quinta posizione per il Veneto con 2,6 miliardi (7,1%): 1 miliardo sono sofferenze, 1,4 miliardi inadempienze probabili e 73 milioni rate scadute. Si salta poi al Sud, in Campania dove i crediti ammalorati valgono in tutto 2,2 miliardi (5,9%): 981 milioni sono sofferenze, 1,1 miliardi inadempienze probabili e 126 milioni rate scadute. Si torna al Nord, Piemonte e Valle d’Aosta con 2 miliardi (5,4%) di arretrati totali: 919 milioni sono sofferenze, 1 miliardo inadempienze probabili e 81 milioni rate scadute. Nuovo balzo nel Mezzogiorno con gli 1,8 miliardi di Puglia e Basilicata (4,8%): 743 milioni sono sofferenze, 983 milioni inadempienze probabili e 93 milioni rate scadute. Segue la Sicilia con 1,5 miliardi (4,1%); 693 milioni sono sofferenze, 784 milioni inadempienze probabili e 72 milioni rate scadute. Il ritorno nel settentrione è in Trentino Alto Adige con 1,3 miliardi (3,5%): 253 milioni sono sofferenze, 1 miliardo inadempienze probabili e 20 milioni rate scadute. Le Marche sono la prima regione sotto quota 1 miliardo con un totale di arretrati delle imprese pari a 945 milioni (2,5%): 371 milioni sono sofferenze, 543 milioni inadempienze probabili e 31 milioni rate scadute. Leggero distacco per le imprese della Sardegna con 852 milioni complessivi (2,3%): 471 milioni sono sofferenze, 351 milioni inadempienze probabili e 30 milioni rate scadute. Le aziende di Abruzzo e Molise mettono insieme arretrati per 823 milioni (2,2%): 330 milioni sono sofferenze, 433 milioni inadempienze probabili e 60 milioni rate scadute. In Friuli Venezia Giulia si registrano crediti ammalorati delle imprese per complessivi 749 milioni (2%): 246 milioni sono sofferenze, 459 milioni inadempienze probabili e 44 milioni rate scadute. Liguria, con 680 milioni (1,8%), l’Umbria con 569 milioni (1,5%) e la Calabria con 500 milioni (1,3%) sono, invece, il terzetto di coda nel ranking territoriale sui crediti ammalorati delle banche relativi ai prestiti concessi ad aziende e imprese familiari. Nel dettaglio: in Liguria ci sono 223 milioni di sofferenze, 431 milioni di inadempienze probabili e 26 milioni di rate scadute; in Umbria ci sono 271 milioni di sofferenze, 279 milioni di inadempienze probabili e 19 milioni di rate scadute; in Calabria 237 milioni di sofferenze, 228 milioni di inadempienze probabili e 35 milioni di rate scadute.
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