«Sulla questione dei conti correnti in rosso siamo stati inascoltati per oltre un mese. Da tempo, infatti, stiamo segnalando l’enorme problema relativo alle nuove regole europee sui conti correnti che vietano alle banche gli sconfinamenti bancari. Oggi, all’improvviso, se ne sono accorti tutti, dai politici alle altre associazioni delle imprese, delle stesse banche e dei consumatori. Ci fa piacere, anche se questo appello appare tardivo. Se si fossero uniti a noi nelle scorse settimane, probabilmente avremmo ottenuto, tutti insieme, risultati diversi. E invece dovremo fare i conti, salvo miracoli, con una novità che corre il rischio di tagliare le gambe a molte imprese e a molte famiglie, che usavano la flessibilità concessa dagli istituti di credito e i piccoli sconfinamenti “a debito” come forma alternativa e informale di finanziamento, spesso essenziale. Un sostegno importante che verrà a mancare in un momento drammatico per l’economia, con il prodotto interno lordo in calo e la liquidità in costante diminuzione». Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, a proposito delle nuove regole dell’Autorità bancaria europea in vigore dal prossimo 1 gennaio.
SCHEDA: COSA CAMBIA SUI CONTI CORRENTI
Dal prossimo gennaio cambiano le regole per la gestione dei conti “in rosso”: gli addebiti automatici non saranno più consentiti, infatti, se i clienti non avranno sufficienti disponibilità liquide sui loro depositi bancari. C’è il rischio, pertanto, di un improvviso stop ai pagamenti di utenze, stipendi, contributi previdenziali, rate di finanziamenti. La novità è la conseguenza dell’entrata in vigore delle nuove norme dettate dall’Eba, l’autorità bancaria europea, che, inoltre, dopo tre mesi di mancati pagamenti da soli 100 euro, impongono alla banca di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come “crediti malati”. Da gennaio, chi ha il conto corrente “scoperto” corre il rischio di risultare immediatamente “moroso” nei confronti di vari soggetti, dalle finanziarie all’Inps, dai dipendenti alle aziende cosiddette utility (energia, gas, acqua, telefono). Non solo: le stesse nuove norme dell’Eba stabiliscono che per un mancato pagamento superiore a 100 euro, protratto per tre mesi, il cliente venga classificato come cattivo pagatore, tutta la sua esposizione verso la banca sia classificata come non performing loan e sia inviata la segnalazione alla centrale rischi. Per milioni di piccole e medie imprese c’è dunque il rischio concreto non solo di una improvvisa mancanza di piccola liquidità, derivante dallo stop improvviso ai conti in rosso, ma anche di una significativa stretta al credito. Il quadro del settore bancario non è omogeneo e l’informazione è insufficiente: qualche banca, infatti, sembra orientata, almeno in una prima fase dell’applicazione delle nuove regole, a mantenere una linea più morbida, specie nei clienti conosciuti. Per quanto riguarda i conti correnti, le nuove regole dell’Eba impongono di bloccare i pagamenti con addebito diretto nel caso in cui il cliente (impresa o famiglia) non abbia adeguata disponibilità sul proprio deposito. La misura riguarda il pagamento di bollette, rate di mutui e finanziamenti, stipendi. In assenza di fondi sufficienti a “coprire” il pagamento, la banca lo blocca e cancella il relativo “Rid” (disposizioni automatiche di pagamento). Tutto questo vuol dire che il cliente della banca diventa “moroso” nei confronti del titolare del “Rid”.
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