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BANCHE: UNIMPRESA, TASSA SU STOCK OPTION È BLUFF, IMPATTO NULLO SU GETTITO

L’intervento del governo sulle banche viaggia su due canali paralleli. Accanto all’anticipo sulla liquidità, in relazione al quale gli istituti hanno dato ampia disponibilità manovrando sulle cosiddette imposte differite (Dta), sta prendendo forma una ministangata fiscale sui bonus azionari dei top manager ovvero le stock option.

Tuttavia, dal punto di vista delle casse dello Stato sarebbe un bluff poiché l’impatto sul gettito sarebbe irrisorio.

È quanto spiega il Centro studi di Unimpresa. Secondo gli esperti di Unimpresa, i tecnici stanno facendo primi ragionamenti su una tassa speciale a carico dei dirigenti apicali degli istituti di credito.

Si tratterebbe di intervenire sulle stock option ovvero sulle azioni date, appunto, dalle grandi aziende, come incentivi, alle figure di maggior rilievo e non solo.

La misura potrebbe essere estesa anche ad altri comparti, a cominciare dalle assicurazioni, ma potrebbe riguardare anche altre categorie, come le imprese del settore energetico.

Il nodo su cui si potrebbe agire è l’addizione Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche) che grava sui premi azionari: si tratta di un balzello aggiuntivo introdotto con un decreto legge nel 2010 dal governo di Silvio Berlusconi, oggi fissato al 10%, che scatta quando il premio intascato supera la parte fissa della retribuzione.

L’operazione non peserebbe sui bilanci delle banche, ma sarebbe a carico dei dirigenti bancari che liquideranno le azioni nei prossimi mesi. I quali, però, considerando i corsi azionari, con le quotazioni che sono schizzate, non si accorgeranno più di tanto della manina del fisco più pesante del solito.

La misura accontenterebbe tutti. Il governo, che intascherebbe qualcosina sul piano del gettito erariale, ma ancora di più sul versante del consenso (potrà dire di aver messo le mani in tasca ai banchieri). Le banche, che vedranno i loro bilanci intatti perché la tassa sarebbe neutrale per le aziende. E pure i banchieri, perché la miaira fiscale sarebbe sostanzialmente compensata dall’extra valutazione dei titoli in Borsa nell’ultimo periodo.

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