«I tassi negativi sui conti correnti applicati dalle banche italiane, per ora solo sui depositi con saldo superiore a 100.000 euro, sono un’aberrazione, specie in una situazione così difficile a causa della pandemia da Covid. Viene scaricata sulla clientela più facoltosa la “multa” che la Banca centrale europea applica alle banche sulla liquidità in eccesso lasciata sui depositi della stessa Bce. Una scelta dettata dal fatto che le banche del nostro Paese preferiscono ridurre la loro attività sul fronte del credito, riducendo conseguentemente gli impieghi nei prestiti, preferendo spingere di più la vendita di prodotti finanziari e assicurativi che si rivela, sul versante delle commissioni e quindi dei ricavi, assai più redditizia. L’assioma è il seguente: sempre più ricavi da commissione, sempre meno finanziamenti alla cosiddetta economia reale».
Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «C’è un altro aspetto che ci preoccupa ovvero che l’aver avviato questo comportamento, vuoi con tassi di interesse passivi vuoi con commissioni extra, rappresenta un pericoloso precedente: non mi meraviglierei, insomma, se in futuro le banche cominciassero a tassare anche i conti con saldi più contenuti, quelli delle famiglie e delle piccole e medie imprese» osserva il vicepresidente di Unimpresa. «Sono sorpreso del silenzio sia della politica sia delle istituzioni finanziarie di vigilanza: non è possibile che, con la scusa del libero mercato, passi in sordina un comportamento così dannoso per la nostra economia: viene aggredita la liquidità che i cittadini più facoltosi potrebbero spendere e incrementare i consumi, vengono colpite le somme con le quali gli imprenditori pagano stipendi, fornitori e pure lo Stato con imposte e contributi vari» aggiunge Spadafora.
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