Nel corso del 2024, la Banca centrale europea potrebbe avviare l’atteso percorso di taglio dei tassi d’interesse e la riduzione dovrebbe attestarsi, nello scenario che riteniamo più probabile, tra i 50 e i 75 punti base: la possibile discesa dei tassi, che non arriverà, salvo ripensamenti al momento non prevedibili, prima della seconda metà dell’anno in corso, potrebbe portare il costo del denaro dall’attuale 4,5% a un livello tra il 3,75% e il 4%. Nel 2025, la politica monetaria potrebbe portare a ulteriori allentamenti, a un ritmo ancora più sostenuto. Dunque, non sembrano esserci dubbi per quanto riguarda la riduzione dei tassi ufficiali, molto meno certo è, invece, il percorso che la Bce intenderà perseguire sia per quanto riguarda i temi sia per quanto riguarda l’ammontare delle cosiddette sforbiciate. È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, secondo il quale sarà fondamentale, nella riunione del 25 gennaio, l’annuncio, da parte della Bce, delle sue determinazioni in relazione all’indirizzo di politica monetaria. Finora la Bce ha seguito l’approccio “riunione per riunione” che ha rappresentato un cambio di passo netto, sul piano della comunicazione, rispetto al passato: un comportamento che ha spesso creato incertezza sui mercati finanziari e tra gli operatori bancari, suscitando perplessità per quanto riguarda il consenso al vertice dell’Eurotower.
«La politica monetaria ha contenuto l’inflazione, ma sta danneggiando il mercato creditizio: i tassi d’interesse troppo alti rendono impossibile accedere ai prestiti bancari e solo le imprese che hanno potuto accumulare liquidità non faticano a gestire l’attività ordinaria. Per la maggior parte delle aziende, specie quelle più piccole, la difficoltà di accesso ai finanziamenti degli istituti di credito si traduce in una inevitabile riduzione della capacità di spesa, in particolare per quanto riguarda gli investimenti» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, la decisione di invertire la tendenza restrittiva della politica monetaria nell’area euro potrebbe arrivare dalla riunione del 6 giugno 2024 e potrebbe velocizzarsi progressivamente soprattutto se la ripresa economica. I tagli nell’anno appena cominciato potrebbero essere due o tre al massimo, ciascuno tra i 25 punti e 50 punti base. L’elemento più importante per il 2024 sarà un progressivo riavvicinamento tra le aspettative dei mercati e le delibere del Consiglio direttivo della Bce. Gli operatori ritengono essenziali comunicazioni che abbiano un respiro più lungo, dovesse tardare a manifestarsi vistosamente fra i principali paesi europei. Uno scenario meno probabile, con un’economia in forte rallentamento o addirittura in territorio negativo, potrebbe spingere i banchieri centrali a portare il costo del denaro, rapidamente, sotto il 3%.
«Giovedì prossimo la Bce è dunque chiamata, nella massima trasparenza, a indicare quanto meno la rotta, pur in quadro di profonda incertezza, acuita dalla crisi nel Mar Rosso che corre il rischio, bloccando il trasporto marittimo mondiale, di cagionare danni alle principali economie europee e non solo. Appare ormai da escludere, invece, se si interpretano correttamente le indicazioni delle precedenti riunioni dell’Eurotower, che la modifica della politica monetaria possa portare a ulteriori rialzi dei tassi: il picco del 4,5% raggiunto a settembre 2023 e lasciato intatto nelle successive riunioni, non dovrebbe essere superato in questo periodo storico» spiegano gli analisti del Centro studi di Unimpresa.
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