Il rialzo dei tassi di interesse dal 2,5% al 3,5% che la Banca centrale europea si appresta a deliberare, nella riunione in programma giovedì prossimo, pesa inevitabilmente sulle prospettive di ripresa dell’area euro e dell’Italia in particolare. Tra i motivi che creerebbero disagi alle imprese del nostro Paese, c’è anzitutto la maggiore difficoltà di accesso al credito bancario e l’aumento dei tassi di interesse sulle emissioni obbligazionarie. È quanto rileva il Centro studi di Unimpresa secondo il quale le aziende italiane avrebbero enormi problemi di liquidità, con conseguenze negative sulle capacità di investimento e di incrementare la produzione. «La Bce deve modificare immediatamente le modalità con cui determina le scelte di politica monetaria: le decisioni sui tassi di interesse, in particolare, devono basarsi sui dati e devono arrivare sulla base di analisi sempre più veloci, per evitare di assumere determinazioni vetuste già mentre vengono annunciate ai mercati» osserva il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. Secondo gli analisti del Centro studi di Unimpresa, l’economia italiana sta vivendo una fase senza dubbio incerta, ma allo stesso tempo più favorevole rispetto a grandi paesi come Francia e Germania. Se si guarda, in particolare, alla produzione industriale, rispetto al 2015, quella italiana è crescita del 5,2% (dato di settembre 2022), mentre quella della Francia ha perso il 2,3% e quella della Germania ha lasciato sul terreno il 4,5%.
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