Il successo del Btp Valore emesso oggi dal Tesoro rappresenta un elemento di forza politica del nostro Paese. Aumentare la quantità di debito pubblico detenuta da sottoscrittori italiani non solo consente al governo di avere meno pressioni dai grandi investitori esteri, ma è anche una risposta indiretta all’inflazione. Il buon rendimento offerto a chi compra questo tipo di obbligazione, infatti, compensa l’erosione del potere d’acquisto cagionata dall’incremento dei prezzi e per le famiglie italiane che investono nel Paese è la risposta politica più importante da parte del governo». Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. Secondo il Centro studi di Unimpresa, il debito italiano nei portafogli degli investitori esteri è calato da 685 miliardi del 2021 ai 658 miliardi del 2023, con la quota calata da 30,7% al 27,3%. Parallelamente, è aumentata la quota di obbligazioni statali in mano ai privati, sia famiglie sia imprese. Negli ultimi due anni, infatti, la quota di bot e btp detenuta dai piccoli risparmiatori e dalle aziende è più che raddoppiata e nel corso del 2023 si è assistito a una vistosa accelerazione: a dicembre 2021, con il debito che aveva toccato i 2.572 miliardi, il mercato retail aveva il 6,4% delle obbligazioni emesse dal Tesoro in circolazione, vale a dire 142 miliardi su 2.234 miliardi complessivi di titoli e 2.678 miliardi di debito totale. A fine 2022, con il debito che aveva toccato i 2.757 miliardi, un primo scatto: la percentuale di titoli statali in mano alle famiglie era salita all’8,7% (199 miliardi su 2.280 miliardi di titoli). Ma è nei primi 11 mesi dello scorso anno che, tra Btp Italia e Btp Valore, la corsa delle famiglie e delle imprese a comprare debito pubblico si è fatta più insistente: a novembre (ultimo dato disponibile, quando il debito era arrivato a 2.855 miliardi), i privati avevano il 13,5% di bot e btp, cioè 320 miliardi sui 2.378 miliardi totali di emissioni statali.
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