di Giovanna Ferrara, Presidente Unimpresa
Il calo dell’inflazione nell’Eurozona a settembre 2024, scesa all’1,8% rispetto al 2,2% di agosto, rappresenta un momento cruciale per l’economia europea. Questo dato, reso pubblico da Eurostat, è particolarmente rilevante nel quadro economico attuale, poiché segna una stabilizzazione importante dopo mesi di incertezza dovuti alla volatilità dei prezzi energetici e alle sfide inflazionistiche post-pandemiche. Per i mercati finanziari, una discesa così rapida dell’inflazione è spesso interpretata come segnale di un raffreddamento delle pressioni inflazionistiche e un ritorno alla normalità economica. Tuttavia, occorre fare attenzione: una discesa troppo veloce dei prezzi potrebbe comportare rischi di stagnazione se non accompagnata da politiche di sostegno alla domanda. Dal punto di vista delle imprese, il rallentamento dell’inflazione rappresenta una riduzione dei costi operativi, specialmente per quei settori che dipendono fortemente dal consumo di energia. Il calo del prezzo dell’energia del 6% rispetto al mese precedente è un dato che non solo riduce i costi di produzione, ma potrebbe anche tradursi in una spinta verso nuovi investimenti, essenziali per mantenere la competitività sui mercati internazionali. In questo contesto, una corretta gestione macroeconomica è determinante per stimolare una ripresa sostenibile e duratura.
Di fronte a questi dati positivi, è opportuno sottolineare l’importanza di sfruttare questo momento favorevole per rafforzare l’economia italiana. Il calo dell’inflazione nell’Eurozona e il dato italiano dello 0,8% rappresentano un segnale molto positivo per le nostre imprese e per i consumatori. Dopo anni difficili, siamo finalmente di fronte a una finestra di opportunità per rilanciare la nostra economia. Il calo dei prezzi energetici, in particolare, è un elemento cruciale che riduce la pressione sui costi di produzione e sui bilanci familiari. È altresì necessaria un’azione decisa da parte del governo nella prossima legge di bilancio: Abbiamo bisogno di politiche che sostengano la crescita delle imprese, incentivando investimenti e migliorando la competitività. Il governo deve sfruttare questa occasione per varare una riforma fiscale che alleggerisca il carico fiscale sulle imprese e per introdurre misure strutturali in grado di favorire l’innovazione e la digitalizzazione. Le piccole e medie imprese, che rappresentano il motore della nostra economia, devono essere al centro di queste politiche.
Un’altra tematica centrale è il ruolo della Banca Centrale Europea (Bce) nel sostenere questa fase di ripresa. La Bce acceleri, dunque, il processo di riduzione del costo del denaro. Con l’inflazione sotto controllo, la Bce ha ora lo spazio necessario per abbassare i tassi di interesse. Questo è un passo fondamentale per facilitare l’accesso al credito sia per le famiglie che per le imprese. Un sistema di credito più accessibile è cruciale per stimolare gli investimenti, i consumi e, soprattutto, per consolidare la fiducia degli attori economici. La ripresa economica non sarà solida senza un sistema finanziario che supporti adeguatamente chi crea valore. L’aumento del costo del denaro negli ultimi anni ha pesato significativamente sulle imprese, in particolare sulle piccole e medie realtà che spesso faticano ad accedere a finanziamenti competitivi. Una riduzione dei tassi potrebbe ridare ossigeno a queste imprese, consentendo loro di affrontare nuove sfide di mercato e investire in innovazione, migliorando la produttività e la capacità di competere a livello globale.
Il calo dell’inflazione non è solo un fatto economico: ha anche un impatto significativo sul benessere sociale. In primo luogo, un’inflazione più bassa significa maggiore potere d’acquisto per i consumatori. Le famiglie, che negli ultimi anni hanno sofferto per l’aumento del costo della vita, vedranno alleviata la pressione sui loro bilanci, soprattutto per quanto riguarda spese essenziali come energia, alimentari e beni di consumo. Il calo del prezzo dell’energia, in particolare, rappresenta una vera e propria boccata d’aria fresca per milioni di famiglie in difficoltà. D’altro canto, il rallentamento dell’inflazione offre maggiore stabilità al mercato del lavoro. Se le imprese riescono a mantenere sotto controllo i costi di produzione, sono meno propense a ridurre i posti di lavoro e più incentivate a investire in capitale umano, stimolando la crescita occupazionale. Inoltre, con una maggiore accessibilità al credito, anche i giovani e le famiglie potrebbero finalmente trovare le risorse necessarie per investire in progetti di vita, come l’acquisto della prima casa o l’avvio di nuove attività imprenditoriali. Il calo dell’inflazione nell’Eurozona, e in Italia in particolare, offre un’opportunità rara per rilanciare l’economia e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Tuttavia, questa ripresa non è garantita: dipende dall’abilità del governo di introdurre misure di sostegno adeguate e dalla capacità della BCE di facilitare l’accesso al credito. Se queste condizioni verranno soddisfatte, l’Italia e l’Europa potrebbero davvero entrare in una nuova fase di espansione economica, caratterizzata da maggiore stabilità e benessere sociale.
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