L’ombra del caro energia continua a perseguitare l’Italia e spaventa imprese, famiglie, strutture è questo l’argomento che ultimamente infiamma tutti i media perché fa paura, perché sembra non esserci una via d’uscita.
Altro non si sente che di famiglie, aziende e attività in serie difficoltà. Gente che non arriva a fine mese, costretta a ridurre all’osso i consumi anche quelli di prima necessità.
È una situazione che spaventa, che smuove sentimenti angoscianti ma purtroppo non è solo la riduzione del cibo e dell’utilizzo del gas che attanaglia la popolazione ci sono situazioni ancora più preoccupanti, che potremmo contestualizzare come questioni di vita.
Quanto timore deve avere un genitore che ha un figlio legato ad un filo…quello dell’energia, un figlio tenuto in vita solo grazie ad una macchina? Un figlio che in questo momento in cui il prezzo del gas ha raggiunto picchi impensabili deve vivere in un ambiente necessariamente caldo.
Questa è la denuncia di una mamma messa con le spalle al muro, preoccupata per le sorti del figlio da due anni sotto le attenzioni di una macchina salvavita a causa di un intervento chirurgico riuscito male che gli ha provocato due arresti cardiaci che gli hanno indotto gravi danni cerebrali.
Se la macchina dovesse smettere di funzionare per l’interruzione della fornitura dell’energia elettrica e così anche i sistemi di riscaldamento non sarebbe una questione appesa tra la vita e la morte? Quanto deve essere difficile per una mamma anzitutto accettare e poi denunciare una condizione così intima e delicata del figlio e far entrare le telecamere in casa pur di trovare un minimo di appiglio? Come farà questo genitore che negli ultimi mesi ha ricevuto delle bollette dell’energia salatissime con un importo superiore al suo stipendio mensile?
Per intanto l’unico modo per poter andare avanti è stato quello di dover rendere pubblica tale difficoltà. Si viene a scoprire che il ragazzo in questione per via della sua situazione sanitaria avrebbe potuto partecipare ad un bando stanziato dalla sua regione di appartenenza, bando che gli avrebbe permesso di ricevere un sostentamento in denaro ma la mamma non lo ha saputo nei tempi necessari e adesso ne è tagliato fuori, i tempi a decorrere sono terminati e hanno raggiunto la data di scadenza.
Possibile che l’istituzione regionale che ha indetto il bando non abbia avuto l’ardire di comunicarlo a questa donna in serie difficoltà e probabilmente anche ad altre persone in condizioni simili che assistono disabili gravi?
Una situazione davvero difficile da gestire; la donna da due anni dorme su di una poltrona perché deve costantemente controllare i battiti cardiaci del figlio ed è il tintinnio di quei battiti rilevati da un monitor a scandire le sue giornate.
L’unico sostegno che riceve è un’assistenza domiciliare di 4 ore al giorno, niente se si tiene conto delle cure di cui ha bisogno questo ragazzo, dell’impegno fisico che ci vuole.
Non può certamente bastare il supporto di familiari e amici, ci vuole un operato concreto, è necessario che le istituzioni preposte se ne facciano carico socialmente ed economicamente.
L’appello accorato della donna pare abbia prodotto qualche effetto a livello regionale e pare che verrà ripreso in esame e revisionato almeno, il caso clinico/sanitario in questione. Ancora una volta a dover dare sollievo ad una situazione del genere sono le associazioni, le campagne di solidarietà, qualche buon cuore ma gli aiuti che hanno un peso di rilievo dove sono?
Lo Stato non sa di questa e altre situazioni simili che vivono anzi a cui sopravvivono questi suoi cittadini? Per questo mese la bolletta è stata pagata ma se non lo avesse fatto le avrebbero interrotto la fornitura quindi il problema è stato risolto solo temporaneamente e che non si pensasse di volerlo accantonare perché il disagio c’è, esiste ed è pure di grande importanza poiché seguiranno altre bollette ancora più dispendiose con i successivi e imminenti aumenti energetici.
E chissà quante altre persone.
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