«La denuncia della Cisl sulla desertificazione bancaria è più che fondata. Anzi, è perfino generosa nel non sottolineare a sufficienza un aspetto fondamentale: la chiusura selvaggia degli sportelli bancari, fatta con la solita logica miope del taglio dei costi, non è solo un problema economico o sociale. È un problema di ordine pubblico. Quando una banca chiude in un piccolo comune o in un quartiere periferico, quello spazio non rimane vuoto: viene occupato da qualcun altro. E sappiamo bene chi si insinua in questi vuoti lasciati dall’economia legale. La rete fisica delle banche è essenziale dal punto di vista sociale. Dietro l’apparente razionalizzazione si celi una pericolosa regressione per intere comunità: Le filiali bancarie sono – piaccia o meno – un presidio di legalità. Sono il punto di riferimento per famiglie e imprese, ma anche un deterrente contro certe dinamiche opache. Dove manca la banca, chi ha bisogno di liquidità a chi si rivolge? Dove manca la banca, come si gestiscono i flussi finanziari dell’economia locale? Dove manca la banca, chi controlla e verifica? Domande che non si pongono gli strateghi da salotto della finanza, tutti presi a ragionare di risparmi sui costi operativi e di ‘ottimizzazione’ dei bilanci».
Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, commentando i dati diffusi oggi sulla riduzione delle filiali bancarie. C’è il rischio concreto di un incremento dell’usura e del riciclaggio nei territori abbandonati dagli istituti di credito: “Un’impresa che non trova più una banca a cui chiedere credito, se è disperata, si rivolge a chiunque glielo offra. Lo stesso vale per le famiglie. E noi sappiamo bene chi è sempre pronto a prestare denaro con tassi e metodi che non si discutono. Le mafie, come ogni buon analista finanziario dovrebbe sapere, prosperano sulla mancanza di alternative e sulla debolezza dello Stato. Il fenomeno non può essere liquidato come una semplice tendenza del mercato: se quasi metà dei comuni italiani è ormai priva di sportelli bancari, non stiamo parlando di normali dinamiche di settore, ma di una trasformazione strutturale con effetti devastanti. Soprattutto perché avviene mentre, paradossalmente, lo Stato e la politica predicano l’inclusione finanziaria, la lotta al contante e la necessità di rafforzare il sistema bancario. Chiudere filiali mentre si impone la digitalizzazione a colpi di decreti e regolamenti significa tagliare fuori intere fasce di popolazione, anziani in primis, ma anche piccole imprese e commercianti. È un controsenso pericoloso. Governo e Bankitalia intervengano con misure correttive: non possiamo permettere che le banche private facciano i loro calcoli sulla pelle dei territori. Servono incentivi per mantenere gli sportelli aperti nelle aree più a rischio e, se necessario, obblighi precisi per evitare che interi comuni restino senza servizi bancari. La desertificazione bancaria è una questione di sicurezza nazionale, oltre che economica» aggiunge Spadafora.
- LA CHIUSURA DEGLI SPORTELLI BANCARI È UN PROBLEMA DI LEGALITÀ E ORDINE PUBBLICO - 7 Febbraio 2025
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