La forte svalutazione dello yuan attuata in questi giorni dalla Banca centrale cinese può avare ripercussioni negative sulle prospettive di export delle micro, piccole e medie imprese italiane. Importare in Cina made in Italy diventa meno favorevole e le previsioni di ricavo per le pmi del nostro Paese inevitabilmente si ridimensionano. Così il Centro studi di Unimpresa in relazione alle manovre della Banca centrale cinese sullo yuan.
L’attenzione degli addetti ai lavori si concentra soprattutto sui grandi colossi industriali del lusso, della moda e dell’auto e sulle consequenziali ricadute sui mercati finanziari derivanti dalla cosiddetta guerra delle valute. Tuttavia, i gruppi di maggiori dimensioni hanno strumenti contrattuali e finanziari per difendersi proprio dai tassi di cambio. Si tratta di importanti paracaduti di cui, invece, non possono dotarsi le aziende di dimensioni più piccole. L’apprezzamento dell’euro sulla moneta cinese, pertanto, per le pmi ha un impatto diretto sui conti e può pregiudicare le future negoziazioni con le aziende cinesi.
Unimpresa negli ultimi anni ha avviato importanti accordi con la Cina, in particolare con la Provincia di Hainan sia nell’agroalimentare sia nel settori abbigliamento, medicale-farmaceutico, nautica, artigianato, arredamento.
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