La spesa per interessi sul debito si mantiene stabile attorno al 3,9% del PIL fino al 2026, con un incremento al 4,1% nel 2027. Il rapporto debito/PIL seguirà una traiettoria leggermente crescente fino al 2026, raggiungendo il 137,8% nel 2026, per poi ridursi di poco al 137,5% nel 2027.Il disavanzo pubblico mostra una costante riduzione nel periodo considerato: dal -3,8% del PIL nel 2024 fino a -2,6% nel 2027. Sono i dati principali che emergono da un’analisi del Centro studi di Unimpresa sul Documento programmatico di bilancio, secondo cui le previsioni di crescita del PIL mostrano un andamento altalenante, con un picco di crescita dell’1,2% nel 2025, seguito da un rallentamento negli anni successivi, mentre nel 2026 la crescita si attesterà all’1,1%, per poi ridursi allo 0,8% nel 2027.
«Le proiezioni del governo su debito, deficit e crescita economica fino al 2027 delineano uno scenario di progressivo miglioramento delle finanze pubbliche italiane, ma persistono alcuni elementi fortemente critici, come la spesa per il servizio del debito. La stabilizzazione del rapporto debito/PIL, il miglioramento del saldo primario strutturale e la riduzione delle misure una tantum indicano che il paese si sta incamminando verso una gestione più sostenibile delle proprie finanze, nonostante le sfide legate alla spesa per interessi e alla crescita del PIL. La capacità di mantenere sotto controllo il disavanzo e di promuovere politiche fiscali prudenziali sarà cruciale per garantire un futuro di stabilità economica e di sostenibilità del debito» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa su debito, deficit, saldo primario e spesa per interessi fino al 2027, così come tratteggiati dal governo nel Documento programmatico di bilancio, emergono alcuni segnali positivi per la sostenibilità delle finanze pubbliche italiane, ma anche alcuni elementi che meritano attenzione. In particolare, il rapporto debito/PIL mostra una relativa stabilizzazione, mentre il saldo primario strutturale, inizialmente negativo, dovrebbe migliorare costantemente fino a raggiungere l’1,1% del PIL potenziale nel 2027. Il PIL reale si mostra in crescita nel 2025, ma va incontro a una leggera contrazione negli anni successivi.
Il rapporto debito/PIL seguirà una traiettoria leggermente crescente fino al 2026, raggiungendo il 137,8% nel 2026, per poi ridursi di poco al 137,5% nel 2027. Nonostante l’incremento iniziale, la stabilizzazione, a partire dal 2027, rappresenta un segnale positivo, soprattutto se consideriamo le preoccupazioni legate agli elevati livelli di debito accumulati durante la pandemia e alle possibili difficoltà nel gestirli. L’aumento tra il 2024 e il 2026 può essere ricondotto principalmente all’elevata spesa pubblica necessaria per il sostegno economico e agli investimenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Tuttavia, il leggero calo atteso nel 2027 suggerisce che, a fronte di una ripresa economica e di una gestione oculata delle risorse, il rapporto debito/PIL, una delle metriche fondamentali per valutare la sostenibilità delle finanze pubbliche, potrebbe entrare in una fase di controllo e graduale riduzione. Il saldo delle amministrazioni pubbliche, o disavanzo pubblico, mostra una costante riduzione nel periodo considerato. Dal -3,8% del PIL nel 2024, si prevede che scenderà gradualmente fino a -2,6% nel 2027.
Il governo punta a contenere il disavanzo e a rientrare nei parametri europei, anche in vista di un eventuale ritorno alle regole del Patto di Stabilità e Crescita, che richiede un deficit massimo del 3%. Il miglioramento del disavanzo pubblico è certamente legato a una maggiore disciplina di bilancio e all’effetto degli investimenti previsti dal Pnrr, che dovrebbero avere un impatto positivo sul PIL nominale, aumentando le entrate fiscali e migliorando la gestione delle spese.
Il saldo primario strutturale passa da un valore negativo nel 2024 (-0,5% del PIL potenziale) a un valore positivo e in costante miglioramento, raggiungendo l’1,1% nel 2027. Tale indicatore rappresenta il saldo di bilancio al netto degli interessi sul debito e delle componenti cicliche: fornisce, quindi, una misura della solidità delle politiche fiscali di un paese. La tendenza riflette una progressiva riduzione delle spese non legate agli interessi e una crescita nelle entrate fiscali strutturali, a conferma del consolidamento fiscale in atto. Il fatto che il saldo primario strutturale torni in territorio positivo già nel 2025 è un segnale importante, poiché questo indicatore rappresenta uno degli elementi più considerati dagli investitori per valutare la capacità di un paese di onorare il proprio debito.
Le misure una tantum, che incidono marginalmente sul bilancio pubblico, diminuiscono significativamente nell’arco del triennio in esame. Se nel 2024 e 2025 rappresentano lo 0,1% del PIL, nel 2026 si prevede un’assenza totale di tali misure: è un indicatore positivo, poiché l’assenza di spese straordinarie e non ripetitive dimostra una maggiore stabilità e prevedibilità della gestione fiscale. La riduzione delle misure una tantum contribuisce anche a rendere più trasparenti e coerenti le dinamiche del bilancio pubblico, migliorando la capacità del governo di pianificare strategie fiscali sostenibili a lungo termine.
La spesa per interessi sul debito si mantiene stabile attorno al 3,9% del PIL fino al 2026, con un incremento al 4,1% nel 2027. Si tratta di un indicatore fondamentale per comprendere il costo del debito pubblico. La relativa stabilità della spesa per interessi riflette condizioni di mercato favorevoli per il finanziamento del debito, con tassi di interesse che, sebbene in aumento rispetto agli anni precedenti, rimangono contenuti. L’aumento del costo del servizio del debito previsto nel 2027 potrebbe essere legato a una normalizzazione della politica monetaria e a una riduzione degli interventi di stimolo delle banche centrali. Tuttavia, il mantenimento di tassi d’interesse su livelli gestibili permetterà al governo di continuare a finanziare il debito senza compromettere eccessivamente altre voci di spesa.
Le previsioni di crescita del PIL reale mostrano un andamento altalenante, con un picco di crescita dell’1,2% nel 2025, seguito da un rallentamento negli anni successivi. Nel 2026 la crescita si attesterà all’1,1%, per poi ridursi allo 0,8% nel 2027. Tali variazioni riflettono probabilmente l’esaurimento degli effetti di breve termine del Pnrr, che stimoleranno la crescita economica fino alla metà del decennio, seguiti da una fase di normalizzazione. Anche il contesto internazionale, caratterizzato da incertezze geopolitiche e rallentamenti nelle principali economie, potrebbe influenzare negativamente le prospettive di crescita per l’Italia.
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