C’è un buco di quasi 18 miliardi di euro, causato dagli effetti economici del Covid, nei conti pubblici italiani, nei primi nove mesi di quest’anno. Da gennaio a settembre, nelle casse dello Stato si sono registrate entrate per 324,9 miliardi di euro, in calo di 17,8 miliardi rispetto ai 342,9 miliardi dello stesso periodo del 2019. La riduzione è pari al 5,2% ed è legata, in buona parte, alla forte contrazione del gettito tributario nei mesi di aprile (-14,3%), maggio (-29,6%) e giugno (-15,5%), con riduzioni, rispettivamente, di 5,6 miliardi, 11 miliardi e 5,8 miliardi. Questi i dati principali di una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale la diminuzione degli incassi è stata accompagnata da una fortissima impennata delle uscite per oltre 66 miliardi (+16%), salite da 395 miliardi del 2019 ai 461 miliardi nei primi tre trimestri del 2020. «Lo squilibrio di oggi registrato nei conti pubblici, cagionato da una politica dissennata del governo, sarà scaricato soprattutto sulle generazioni future, ma lo pagheremo nei prossimi anni, quando saranno tagliati i servizi pubblici oppure la spesa previdenziale. Interventi che saranno inevitabili perché, in assenza di misure importanti, l’economia non crescerà e non sarà possibile portare in equilibrio le finanze statali. Il gettito tributario, oggi in fortissima contrazione, non sarà compensato da maggiori entrate legate alla crescita e, a quel punto, l’unica strada sarà intervenire sul fronte della spesa» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Banca d’Italia, le entrate dello Stato sono calate, nei primi nove mesi del 2020, di 17,9 miliardi (-5,20%) rispetto al 2019, da 342,7 miliardi a 324,9 miliardi. Le entrate tributarie sono passate da 305,3 miliardi a 288,1 miliardi, in discesa di oltre 17 miliardi, mentre gli altri incassi sono lievemente scesi da 37,3 miliardi a 36,8 miliardi, con una riduzione di circa 500 milioni. La riduzione complessiva del gettito è pari al 5,2% ed è legata, in buona parte, alla forte contrazione del gettito tributario nei mesi di aprile (-14,3%), maggio (-29,6%) e giugno (-15,5%), con riduzioni, rispettivamente, di 5,6 miliardi, 11 miliardi e 5,8 miliardi. Il dato è da legare agli effetti economici del Covid. In particolare, la diminuzione è legata sia alla contrazione delle attività economiche – in particolare ai fatturati dalle attività fermate dalle misure restrittive sulla mobilità – sia alle norme con le quali il governo ha sospeso o rinviato i termini di determinati adempimenti fiscali.
Con le stesse misure, sono stati stanziati interventi straordinari – dalla cassa integrazione straordinaria alle garanzie di Stato sulla liquidità e sul credito bancario – che hanno fatto esplodere le uscite dal bilancio dello Stato, anche se il dato complessivo dell’aumento, pari a 66,4 miliardi (+16,73%) non sembra giustificabile con i soli provvedimenti d’emergenza varati durante il lockdown. Nel dettaglio, il totale della spesa dello Stato è passato da 395,4 miliardi dei primi nove mesi del 2019 a 461,5 miliardi del periodo gennaio-settembre 2020. In termini assoluti, la spesa è cresciuta, in particolare, nei mesi di marzo (più 21,7 miliardi), maggio (più 13,4 miliardi) e giugno (più 28,6 miliardi). Durante i nove mesi in esame, sono salite sia le spese correnti, passate da 374,7 miliardi a 423,3 miliardi, in crescita di 48,6 miliardi, sia le uscite per investimenti, passate da 20,6 miliardi a 38,1 miliardi, in aumento di 17,5 miliardi.
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