Sindaci e governatori virtuosi, Stato sprecone. E’ calato di quasi 10 miliardi di euro il debito pubblico di comuni, province e regioni negli ultimi due anni, mentre la voragine nelle finanze statali è cresciuta di oltre 100 miliardi. Se il “rosso” degli enti territoriali è sceso da 99 miliardi a 89 miliardi (-9%) dal 2014 al 2016, quello delle amministrazioni centrali è schizzato da 2.037 miliardi a 2.138 miliardi (+5%), col risultato che il debito pubblico italiano è arrivato, alla fine dello scorso anno, a quota 2.228 miliardi, in crescita di 91 miliardi (+4%) rispetto alla fine del 2014. Questi i risultati principali di una analisi del Centro studi di Unimpresa sull’andamento del debito pubblico italiano negli ultimi due anni.
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, il debito pubblico dello Stato centrale è passato negli ultimi due anni dai 2.037,7 miliardi di dicembre 2014 ai 2.138,9 miliardi di novembre 2016 con un incremento di 101,2 miliardi (+4,97%); a dicembre 2015, il buco nei conti dello Stato era arrivato a 2.079,7 miliardi, quindi la variazione sugli ultimi 11 mesi è pari a 59,1 miliardi (+2,85%). In netta controtendenza risulta l’andamento complessivo del debito degli enti locali (comuni, province, regioni): dai 99,1 miliardi di dicembre 2014, il valore è sceso ai 92,7 miliardi di dicembre 2015 e ancora più in basso a 89,9 miliardi di novembre 2016. Su base annua la diminuzione registrata è pari a 2,8 miliardi (-3,12%), mentre rispetto a due anni fa il calo è di 9,2 miliardi (-9,36%).
La performance negativa dello Stato centrale ha dunque contribuito a far impennare il totale del debito pubblico del Paese che a dicembre 2014 era a 2.136,9 miliardi per poi salire, 12 mesi più tardi, a 2.172,5 miliardi con un incremento di 56,2 miliardi (+2,59%). Alla fine del 2016 (novembre) il debito era arrivato a 2.228,8 miliardi con un aumento di 91,9 miliardi (+4,30%) rispetto al 2014.
“I dati sono utili per riflettere sugli indispensabili tagli alla spesa pubblica. Negli ultimi anni si è spesso puntato il dito contro le autonomie locali, sostenendo che i disastri della finanza pubblica siano provocati dalla periferia e non dalle amministrazioni centrali. Invece, è evidente come proprio a livello territoriale si registri una gestione virtuosa del debito, ridottosi a tutti i livelli nelle regioni, nelle province e nei comuni” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
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