L’analisi, basata su dati della Banca d’Italia, prende in esame l’andamento delle finanze statali negli ultimi 12 mesi. Analizzando nel dettaglio i comparti “sani” della pubblica amministrazione, spiccano anzitutto i risultati delle province: da 9,2 miliardi del febbraio 2012, il debito è sceso a 8,5 miliardi, con una riduzione di 642 milioni pari a un risparmio medio mensile di 54 milioni. Il “rosso” dei comuni, poi, è diminuito del 6,85% calando da 50,7 miliardi a 47,2 con una riduzione di 3,4 miliardi. In media, ogni mese, sui bilanci degli oltre 8mila comuni del nostro Paese sono stati risparmiati 290 milioni.
Per quanto riguarda le regioni, poi, a febbraio 2012 il disavanzo era a quota 40,3 miliardi e un anno dopo era salito a 41,5 con un incremento di 1,2 miliardi (+3,04%) pari a 102 milioni in più in media ogni mese. Il debito pubblico dello Stato centrale è invece cresciuto, nello stesso arco di tempo, di 80,9 miliardi (+4,18%) con una crescita mensile media di 4,18 miliardi che ha portato la montagna del debito da 1.936,6 miliardi a 2.017,5 miliardi.
“Si parla spesso di sprechi e di disastri di varia natura nei conti pubblici: con questi dati speriamo di aiutare le riflessioni fra quanti dovranno decidere come mettere a dieta la pubblica amministrazione. Dalla nostra rilevazione emerge che le amministrazioni territoriali sono più virtuose, in media, rispetto allo Stato centrale e che pertanto si criminalizzano in particolare i sindaci, ma si sbaglia bersaglio” osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
Ufficio Stampa Unimpresa
a cura di Ago Press
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