Analisi del Centro studi dell’associazione: l’aumento della voragine nei conti statali è funzionale a sostenere la spesa corrente e gli sprechi (+52 miliardi tra il 2014 e il 2015, +10%), mentre calano gli investimenti pubblici (-11 miliardi, -20%)
Il debito pubblico italiano è cresciuto di 108,3 miliardi di euro in due anni: dai 2.120,4 miliardi marzo 2014 è arrivato ai 2.228,7 di marzo scorso. In termini percentuali l’incremento è del 5,11%. In questo arco di tempo, salvo sporadiche occasioni, legate per lo più a eventi di cassa e non di risanamento strutturale, non c’è mai stata una significativa inversione di tendenza. Il debito è sistematicamente cresciuto e la voragine nei conti statali italiani si è allargata al ritmo di 4,5 miliardi al mese. Un aumento che appare indirizzato a sostenere la crescita costante delle spese correnti del bilancio statale: tra il 2014 e il 2015, le uscite per acquisti, servizi, appalti, forniture, sanità, stipendi e pensioni sono passate da 483,8 miliardi a 536,4 miliardi, in salita di 52,6 miliardi (+10,87%); contemporaneamente sono diminuite le spese in conto capitale (gli investimenti pubblici), passate da 56,3 miliardi a 44,9 miliardi in discesa di 11,3 miliardi (-20,13%). Lo segnala il Centro studi di Unimpresa che ha realizzato una analisi flash sui dati diffusi oggi dalla Banca d’Italia. “In due anni il governo di Matteo Renzi ha accumulato oltre 100 miliardi di nuovo debito: se lo avesse fatto per far aumentare gli investimenti pubblici, funzionali al rilancio dell’economia, lo avremmo apprezzato e pure sostenuto. Invece, il rosso è cresciuto perché si continuano a finanziare gli sprechi. Aumenta la spesa pubblica corrente, mentre cala quella in conto capitale. Ci sembra che l’esecutivo stia andando nella direzione sbagliata” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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