I conti pubblici italiani sono sotto controllo: la mancata ratifica del Mes da parte del governo Meloni non ha comportato tensioni sui titoli di Stato del nostro Paese. Lo spread tra i btp italiani e i Bund tedeschi, anzi, è calato in un anno di 55 punti base, passando da quota 212 del 28 dicembre 2022 ai 157 punti raggiunti ieri. Una riduzione del 25,9% del differenziale tra Italia e Germania in 12 mesi che si sta traducendo in una robusta discesa dei tassi pagati sui btp, che nei mesi scorsi erano oltre il 5% e ora sono atterrati a 3,47%. Lo segnala un report del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale i mercati finanziari internazionali reputano credibile e stabile l’azione dell’esecutivo: non a caso tutte le agenzie di rating nei mesi scorsi, anche quando lo spread era oltre il tetto dei 200 punti, hanno confermato il loro giudizio sul nostro Paese, in alcuni casi migliorando la valutazione sulle prospettive ovvero l’outlook. “La questione del Mes è stata caricata di un eccessivo peso politico. Nei fatti non cambia granché. Il nuovo Meccanismo europeo di stabilità dovrebbe servire per risolvere le crisi bancarie. Situazioni di difficoltà che i singoli Paesi potranno continuare a gestire con risorse proprie, come fatto finora” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Anche l’Italia, spiega il Centro studi di Unimpresa, è intervenuta nei dissesti di banche, in alcune circostanze con fondi pubblici: basta pensare al Monte dei Paschi di Siena nazionalizzato con 7 miliardi di euro o alle banche venete cedute a Intesa Sanpaolo che ha incassato ben 5 miliardi di fondi statali (di cui 3,5 miliardi circa diventati utili del bilancio 2017). Per quanto riguarda i conti pubblici, la riduzione dello spread, che potrebbe proseguire nei prossimi mesi se la Banca centrale europea ridurrà il costo del denaro, sarà positiva sulle finanze pubbliche: tassi più bassi vogliono dire minori costi per il servizio del debito cioè meno interessi pagati ai sottoscrittori di obbligazioni emesse dal Tesoro.
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