Mina derivati da oltre 28 miliardi di euro sui conti pubblici italiani. I titoli derivati presenti sui bilanci dello Stato centrale e degli enti locali ammontano a più di 28 miliardi. Il dato, registrato a marzo 2017, è comunque in calo di 10,3 miliardi (-26,91%) rispetto ai 38,3 miliardi di marzo 2016. Nell’ultimo anno i titoli altamente speculativi sono calati, tra l’altro, anche nell’interno comparto privato (banche, assicurazioni, fondi), ma resta comunque enorme l’ammontare di titoli tossici: nelle banche il calo è stato di 42 miliardi e nelle assicurazioni di 336 milioni; nelle aziende si è registrata una crescita di 127 milioni, mentre per quanto riguarda le singole famiglie c’è una salita di 41 milioni di euro. In totale, la massa di derivati finanziari presenti in Italia è pari a 225 miliardi in calo di oltre 55 miliardi (-20%) rispetto ai 280 miliardi di marzo 2016. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi di Unimpresa sull’andamento dei derivati finanziari negli ultimi 12 mesi.
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, l’ammontare complessivo delle perdite potenziali derivati finanziari in Italia è passato dai 280,5 miliardi del primo trimestre 2016 ai 225,5 miliardi del primo trimestre 2016, con una contrazione di 55,08 miliardi (-19,63%). I dati si riferiscono alle passività sui bilanci, vale a dire le operazioni potenzialmente in perdita. Si osserva una convergenza di massima tra il settore pubblico e quello privato, con la sola accezione delle imprese e delle famiglie. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, i derivati in perdita sono calati di 10,1 miliardi (-27,34%) da 38,3 miliardi a 28,04 miliardi: sono diminuiti sia i derivati dello Stato centrale, passati da 37,07 miliardi a 26,9 miliardi con una discesa di 10,1 miliardi (-27,34%), sia i derivati degli enti locali, passati da 1,2 miliardi a 1,1 miliardi in calo di 189 milioni (-14,62%).
Per quanto riguarda i privati, si è invece registrata una diminuzione complessiva di 44,7 miliardi (-18,48%) da 242,2 miliardi a 197,4 miliardi. I derivati in perdita presenti sui bilanci delle aziende sono aumentati di 127 milioni (+0,90%) da 14,06 miliardi a 14,1 miliardi, quelli delle banche sono arretrati di 42,9 miliardi (-19,55%) da 219,9 miliardi a 176,9 miliardi, quelli dei fondi sono scesi di 1,6 miliardi (-20,78%) da 7,7 miliardi a 6,1 miliardi, quelli delle assicurazioni e dei fondi pensione sono calati di 336 milioni (-83,72%) da 463 milioni a 127 milioni. In aumento anche la piccola quota di derivati “in mano” alle famiglie che sui loro bilanci hanno perdite potenziali per 91 milioni in salita di 41 milioni (-82,00%) rispetto ai 50 milioni di un anno fa.
“Il dato relativo alla perdite potenziali legate alla finanza spericolata, sui conti pubblici, è assai preoccupante, anche se in miglioramento, specie ora che va attrezzata la legge di bilancio. Si tratta di un andamento che merita attenzione e pure qualche spiegazione da parte di chi ha in mano le chiavi della finanza statale e locale” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci. “Quel che preoccupa, soprattutto, è la tendenza: dopo un periodo in cui erano state registrate diminuzioni dell’utilizzo della finanza derivata nello Stato, ora le perdite potenziali legate a quel tipo di operazioni tornano a crescere” aggiunge Pucci.
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