Emerge una mina da quasi 30 miliardi di euro sui conti pubblici italiani. Si tratta della massa di derivati finanziari nei bilanci dello Stato che nell’ultimo anno si è più che quadruplicata ed è arrivata a quota 29,23 miliardi. In tutta Italia, la montagna di titoli finanziari ad alto rischio è cresciuta complessivamente di oltre il 24,5% in un anno (tra giugno 2012 e giugno 2013) passando da 121,82 miliardi di euro a 151,62 miliardi in aumento di 29,80 miliardi. In piena crisi internazionale e con l’economia piegata dalla recessione, tutti i comparti del nostro Paese sia pubblici sia privati hanno “giocato” con i prodotti d’azzardo. La crescita complessiva dei derivati in Italia è legata soprattutto all’aumento di questo tipo di attività finanziarie all’interno dei bilanci dello Stato centrale dove risultavano, a giugno 2013, 29,23 miliardi rispetto ai 5,07 dell’anno precedente: 24,15 miliardi in più in 12 mesi (+475,7%). Su anche i derivati delle banche in crescita di 4,74 miliardi da 99,82 miliardi a 104,57 miliardi (+4,8%). Questi i dati principali del rapporto flash “La crisi fa crescere i derivati in Italia” realizzato dal Centro studi Unimpresa.
Da segnalare, poi, secondo l’analisi di Unimpresa basata su dati della Banca d’Italia, l’impennata (+9,8%) dei derivati nelle amministrazioni locali: nei 12 mesi sotto la lente, le consistenze dei bilanci di comuni, province e regioni sono passate infatti da 1,15 miliardi a 1,26 miliardi, con un aumento di 113 milioni. Lieve incremento per i prodotti speculativi nei bilanci delle imprese: a giugno 2013 l’ammontare è salito di 353 milioni a quota 6,97 miliardi rispetto a 6,62 di giugno 2012 (+5,3%). Nel comparto assicurativo e dei fondi pensione si è passati da 4,93 a 5,19 miliardi (+5,5%) in aumento di 269 milioni, mentre il resto degli intermediari finanziari ha registrato una crescita di 160 milioni (+3,8%) da 4,21 miliardi a 4,37 miliardi. Quadruplicato (+475,7%) l’ammontare di derivati nelle amministrazioni centrali (Stato), passato da 5,07 miliardi a 29,23 miliardi in crescita di 24,15 miliardi. Più che di un aumento, con ogni probabilità si tratta di un’emersione di un dato finora non rilevato dalla Banca d’Italia. Tecnicamente non è una perdita secca già contabilizzata, ma uno posta del bilancio iscritta alla voce passività.
“E’ importante fare chiarezza sul reale stato di salue dei conti pubblici” chiede il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Mentre è in corso il dibattito sulla legge di stabilità, chiediamo al Governo di Enrico Letta di dire tutta la verità e contemporaneamente auspichiamo maggiori sforzi per dare più risorse a imprese e lavoratori. Le misure inserite nel disegno di legge all’esame del Senato, peraltro non immune dal rischio stravolgimento, sono insufficienti e non consentono a chi fa impresa di guarda con fiducia al futuro” aggiunge Longobardi.
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