Secondo l’analisi di Unimpresa, basata su dati della Banca d’Italia, tra gennaio e giugno di quest’anno, i pagamenti dello Stato – vale a dire spese correnti e spese in conto capitale, voci in cui non sono ricomprese le uscite degli enti territoriali (comuni, province, regioni) né quelle per interessi sul servizio del debito – hanno toccato quota 258,4 miliardi di euro; nei primi 6 mesi del 2014 l’asticella si era fermata a 240,6 miliardi. Di qui l’aumento di 17,8 miliardi (+7,42%) Nel dettaglio, le spese correnti sono passate da 219,1 miliardi a 239,2 miliardi in crescita di 20,1 miliardi; le uscite in conto capitale (cioè la spesa per investimenti, infrastrutture e grandi opere pubbliche) sono invece in calo da 21,5 miliardi 19,2 miliardi in diminuzione di 2,3 miliardi. Quanto al gettito, il bilancio statale ha registrato, nel 2015 (gennaio-giugno), entrate complessive per 207,9 miliardi; nel primo semestre del 2014 gli incassi di bilancio erano stati pari a 206,1 miliardi: l’incremento è dunque di 1,9 miliardi di euro (+0,94%). Le entrate tributarie sono lievemente calate da 188,1 miliardi a 187,1 miliardi in discesa di 1 miliardo mentre le “altre” entrate sono cresciute da 17,8 miliardi a 20,8 miliardi in crescita di 3 miliardi.
“Il governo sembra intenzionato a fondare il piano di riduzione della pressione fiscale proprio sui tagli alla spesa pubblica, ma se queste sono le premesse, la sforbiciata alla tasse corre il rischio di restare un miraggio” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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