Nessun taglio tangibile al bilancio statale. Anzi, la macchina pubblica costa sempre di più. La spesa dello Stato nei primi 11 mesi del 2012, è aumentata di ben 32,6 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con una crescita dell’8,7%. Nello stesso arco temporale, le entrate dello Stato sono cresciute di 17,5 miliardi, in salita del 4,9%. Questi i principali risultati di un’analisi condotta dal Centro studi Unimpresa che mettono in dubbio gli effetti della spending review varata nel 2012 dal Governo tecnico. Tra gennaio e novembre dello scorso anno, i pagamenti dello Stato – vale a dire spese correnti e spese in conto capitale, voci in cui non sono ricomprese le uscite degli enti territoriali (comuni, province, regioni) né quelle per interessi sul servizio del debito – hanno toccato quota 406,3 miliardi di euro; nei primi 11 mesi del 2011 l’asticella si era fermata a 373 miliardi. Di qui l’aumento di 32,6 miliardi di euro. Quanto al gettito, il bilancio statale ha registrato, nel 2012 (gennaio-novembre), entrate complessive per 373,2 miliardi; tra gennaio e novembre del 2011 gli incassi di bilancio erano stati pari a 355,7 miliardi: l’incremento è dunque di 17,5 miliardi di euro. I dati, ovviamente, non tengono conto degli effetti sul gettito del saldo Imu per il 2012 o dei versamenti Ici per il 2011.
“Di fronte a questi dati siamo rimasti sorpresi: ci aspettavamo qualche segnale di ridimensionamento anche sul versante della spesa pubblica” dice il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “La sensazione – aggiunge Longobardi – è che i sacrifici siano stati imposti a imprese e famiglie, e lo vediamo quotidianamente cosa vuol dire, mentre la preannunciata dieta per il bilancio pubblico non si è vista”. Secondo il presidente di Unimpresa “il prossimo Governo deve voltare pagina e cambiare linea: l’austerity sta massacrando l’economia italiana e se andiamo avanti così usciremo difficilmente dalla recessione”. E ancora: “Il rigore sui conti pubblici non può essere a senso unico: il bilancio pubblico è pieno di rivoli da tagliare e di pieghe nelle quali scovare sprechi. Ci aspettiamo di più proprio da questo punto di vista: la lotta agli sprechi deve servire per finanziare un serio piano volto alla riduzione della pressione fiscale”.
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