Secondo l’analisi di Unimpresa, basata su dati della Banca d’Italia, tra gennaio e maggio di quest’anno, i pagamenti dello Stato – vale a dire spese correnti e spese in conto capitale, voci in cui non sono ricomprese le uscite degli enti territoriali (comuni, province, regioni) né quelle per interessi sul servizio del debito – hanno toccato quota 216,9 miliardi di euro; nei primi 5 mesi del 2014 l’asticella si era fermata a 206,7 miliardi. Di qui l’aumento di 10,2 miliardi. Nel dettaglio, le spese correnti sono passate da 192,6 miliardi a 202,7 miliardi in crescita di 10,1 miliardi (+5,2%); le uscite in conto capitale (cioè la spesa per investimenti, infrastrutture e grandi opere pubbliche) sono sostanzialmente stabili, da 14 miliardi a 14,2 miliardi in salita di 250 milioni (+1,78%). Quanto al gettito, il bilancio statale ha registrato, nel 2015 (gennaio-maggio), entrate complessive per 160,6 miliardi; tra gennaio e maggio del 2014 gli incassi di bilancio erano stati pari a 155,8 miliardi: l’incremento è dunque di 4,8 miliardi di euro. Le entrate tributarie sono passate da 143,4 miliardi a 146,1 miliardi in salita di 2,7 miliardi (+1,92%) mentre le “altre” entrate sono passate da 12,4 miliardi a 14,4 miliardi in crescita di 2,1 miliardi (+16,61%).
“Il governo sembra intenzionato a fondare il piano di riduzione della pressione fiscale proprio sui tagli alla spesa pubblica, ma se queste sono le premesse, la sforbiciata alla tasse corre il rischio di restare un miraggio” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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