Analisi del Centro studi dell’associazione. Nel corso del 2019, la voragine si è allargata di 87 miliardi con una media mensile di 12,5 miliardi, era a quota 4,4 miliardi nel 2018, a 4,2 miliardi nel 2017, a 3,7 miliardi nel 2016 e a 2,9 miliardi nel 2015. Il vicepresidente D’Angelo: “Tanti anni di errori, la legge di bilancio è un oggetto misterioso”
Corre sempre più veloce il debito pubblico italiano: nel corso del 2019, tra gennaio e luglio, il “buco” nelle finanze statali è cresciuto di quasi 90 miliardi di euro, pari a una media di 12,5 miliardi al mese. Un ritmo che lo ha portato a superare la quota di 2.409,9 miliardi. Tale media è più alta del 285% rispetto all’andamento del 2018, quando il debito si allargava di 4,4 miliardi al mese.
Questi i dati più rilevanti che emergono dal rapporto del Centro studi Unimpresa “L’andamento del debito pubblico italiano”, secondo il quale la crescita media mensile era a quota 4,2 miliardi nel 2017, a 3,7 miliardi nel 2016 e a 2,9 miliardi nel 2015. Nel periodo 2013-2019 (arco di tempo che copre le ultime due legislature), il debito pubblico è cresciuto complessivamente di 386,1 miliardi.
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, a partire da gennaio 2013 il “buco” nei conti della pubblica amministrazione è cresciuto complessivamente di 386,1 miliardi di euro; oltre un quarto dello stock della fascia 2013-2019 (arco temporale che copre le ultime due legislature) è stato accumulato tra gennaio e luglio di quest’anno, periodo di tempo nel quale il debito è salito di 87,9 miliardi. Nel 2013 la fetta di debito in più è stata pari a 30,4 miliardi.
Alla fine del 2013, il debito era a quota 2.069,6 miliardi. Nel corso del 2013 l’incremento medio mensile dell’aumento del debito pubblico è stato di 6,6 miliardi, cifra calata lievemente nel corso del 2014 (la media mensile è stata pari a 5,5 miliardi) con una discesa del 17,35%, ma facendo comunque crescere la voragine nei conti pubblici fino a 2.135,9 miliardi pari a un incremento di 53,1 miliardi. Nel 2015 la media mensile è ulteriormente diminuita a 2,9 miliardi (-46,30%), col debito salito di 48,6 miliardi a quota 2.172,6 miliardi. Nel 2016, la velocità è tornata a crescere: media mensile a 3,7 miliardi (+26,97%) e “rosso” totale a 2.218,5 miliardi in aumento di 69,6 miliardi. Nel 2017, il debito si è allargato fino a 2.269,1 miliardi con una crescita annua di 71,1 miliardi e un ritmo mensile di 4,2 miliardi (+11,96%). Nel 2018, ancora un aumento della media mensile, salita a 4,4 miliardi (+4,75%) e il debito totale arrivato a quota 2.321,9 miliardi in salita di 52,9 miliardi. Nel corso del 2019 una vera e propria esplosione: in soli sette mesi il debito pubblico è aumentato, infatti, di 87, 9 miliardi a quota 2.409,9 miliardi con una crescita mensile di 12,5 miliardi (+284,79%).
“Questi dati – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Andrea D’Angelo – dimostrano che negli ultimi anni è stato sbagliato tutto, prima con i governi tecnici, poi con quelli delle larghe intese della scorsa legislatura e poi con le anomale coalizioni della legislatura in corso”. Secondo D’Angelo “la legge di bilancio è oggetto di ampio dibattito tra le forze politiche, ma resta un oggetto misterioso, visto che giorno dopo giorno spuntano tanti annunci, ma pochi documenti. Circolano bozze e non testi ufficiali, nonostante il via libera dell’esecutivo: fatichiamo a capire quali interventi saranno messi effettivamente sul tavolo e siamo costretti a barcamenarci tra slide e pezzi di carta non definitivi. In ogni caso, non abbiamo dubbi: per salvare le micro, piccole e medie imprese deve essere abbattuta la pressione fiscale con interventi seri e rigorosi”.
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