La spesa solidale, per assicurare viveri alle famiglie più in difficoltà, che si sono trovate all’improvviso con “reddito zero”. E poi donazioni di massa alla Protezione civile, per sostenere la sanità pubblica e chi oggi è in trincea: medici, infermieri e operatori sanitari. Su questa doppia direttrice poggia l’appello di Unimpresa per sostenere le fasce più deboli di popolazione alle prese con gli effetti causati dal Coronavirus. «La solidarietà deve unire tutti gli italiani, della ricostruzione dell’Italia dobbiamo farci carico tutti e, soprattutto, nessuno deve restare senza cibo» scrive il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi, in una lettera aperta pubblicata questa mattina sul sito dell’associazione.
Unimpresa chiede agli associati – ma l’invito è esteso all’intera popolazione italiana – a riempire una busta in più, quando si va a fare la spesa al supermercato, e lasciarla nei numerosi punti di raccolta all’uscita: un gesto semplice e anonimo, ma essenziale. L’associazione, poi, invita a indirizzare donazioni alla Protezione civile a cui, in questa fase, è affidata la gestione dell’emergenza su tutto il territorio nazionale anche per quanto riguarda gli acquisti. Tutti devono sostenere la sanità pubblica, con un contributo fattivo, per troppo tempo fiaccata con tagli indiscriminati e scellerati chirurgicamente affondati con le manovre sui conti pubblici e le leggi di bilancio.
«All’emergenza sanitaria, come prevedibile, se ne stanno sommando altre» scrive Longobardi «e Dio solo sa quante famiglie, che vivono con un solo stipendio, magari frutto dell’arte di arrangiarsi – che è molto meridionale, ma non solo – in questi giorni difficili vivono un disagio enorme». Secondo il presidente onorario di Unimpresa, «esistono situazioni dolorose con padri di famiglia a cui mancano i “soldi in tasca” per andare a fare la spesa: l’emergenza sociale a cui ho fatto riferimento in un intervento, pubblicato dai media venerdì scorso, è, purtroppo, già una triste, crudele realtà. La serrata dei negozi, lo stop alla mobilità, la chiusura degli uffici e pure di molte fabbriche hanno innescato una spirale negativa che si è tradotta, in pochissimi giorni, in un danno diretto, e di dimensioni enormi, per milioni di famiglie. All’improvviso non ci sono entrate, non c’è lo stipendio: reddito zero. Le uscite, però, non si azzerano: oltre alla spesa, ci sono l’affitto, le bollette, le medicine e, magari, qualche debito da onorare». Per quanto riguarda la sanità, Longobardi osserva che bisogna preoccuparsi di chi «è in prima linea a combattere per tutti noi. Stiamo affrontando una inedita guerra contro un nemico invisibile e non è affatto sbagliato definire gli ospedali italiani una trincea. Medici, infermieri e l’intero personale sanitario meritano il massimo rispetto da parte di tutti: autorità, istituzioni, forze politiche, associazioni di categoria, sindacati, imprese, famiglie».
Lettera Aperta di Paolo Longobardi Presidente Onorario di Unimpresa
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