Allarme del vicepresidente per il possibile «ricorso di massa alle organizzazioni criminali, da parte di imprese e famiglie, per far fronte all’assenza di denaro: se non interviene lo Stato in tempi rapidissimi, ci penseranno le mafie e assisteremo all’avanzata degli usurai»
Garanzie al 100% sui prestiti bancari alle imprese e vincoli meno stringenti sul calcolo dei crediti deteriorati degli istituti. Questi i due pilastri su cui poggia un articolato pacchetto di proposte che Unimpresa chiede di inserire nel decreto del governo varato per far fronte all’emergenza Coronavirus, all’esame del Parlamento per la conversione in legge. Obiettivo è assicurare alle aziende italiane un flusso continuo di liquidità. Nel dettaglio, Unimpresa propone di facilitare l’accesso al Fondo di garanzia del Mediocredito centrale, estendendo la garanzia pubblica al 100% su tutte le operazioni erogate dalle banche senza alcuna valutazione del merito creditizio. Viene chiesto, poi, di alzare l’importo ridotto previsto dal Fondo centrale da 25.000 a 50.000 euro per consentire alle piccole imprese di accedere al credito con più facilità. E si suggerisce di escludere i prestiti per i quali si ottiene la moratoria delle rate dal calcolo dei crediti deteriorati, in linea con le richieste già avanzate dalle banche italiane alla Vigilanza della Bce e all’Autorità bancaria europea, al fine di assicurare alle aziende la liquidità di cui hanno bisogno. «È urgente, per evitare che l’emergenza sanitaria si trasformi in emergenza sociale ed economica, che le banche possano contribuire, in appoggio alle misure adottate dal governo, a minimizzare gli effetti finanziari sulle imprese e sulle famiglie, di fronte a decisioni drastiche del governo, mai prese al di fuori di situazioni di guerra, applicando ampie restrizioni alle attività economiche. Interi settori e filiere produttive vedranno, per cause non imputabili a loro, la drammatica riduzione dei flussi finanziari per un periodo temporaneo ma di incerta durata» commenta il vicepresidente di Unimpresa, che teme «il ricorso di massa alle organizzazioni criminali, da parte di imprese e famiglie, per far fronte all’assenza di denaro: se non interviene lo Stato in tempi rapidissimi, ci penseranno le mafie e assisteremo all’avanzata degli usurai».
Per quanto riguarda i prestiti non rimborsati, secondo Unimpresa se una banca concede una moratoria a un’impresa, questa di fatto diventa un credito deteriorato, con conseguenze immediate sul patrimonio di una banca. «Sulla base delle regole attuali l’effetto indiretto, su larga scala, rischia quello di essere una stretta sul credito che strozzerebbe ancora di più l’economia, in una spirale negativa molto pericolosa» spiega il vicepresidente.
Serve quindi che le moratorie concesse alle imprese sane, introdotte per legge o per accordi collettivi non comportino alcun tipo di riclassificazione e una preventiva valutazione del merito creditizio. Unimpresa chiede, poi, durante l’intera fase di emergenza, di congelare i termini per la definizione di default e delle svalutazioni programmate e, conseguentemente, che siano posticipati i target assegnati alle banche per la riduzione dello stock dei crediti deteriorati.
Occorre studiare, secondo Unimpresa, anche un intervento normativo che preveda un meccanismo analogo di sospensione temporanea delle azioni esecutive e legali, ma per tutte le imprese, tenuto conto della natura eccezionale e inedita della crisi da pandemia. L’intervento normativo è inevitabile perché, allo stato, gli strumenti previsti dal nostro ordinamento sono inadeguati e non consentono di ottenere questo risultato. «Ovviamente sarà necessario approntare soluzioni dal punto di vista tecnico che risolvano il problema senza però contemporaneamente prestarsi ad abusi o sperequazioni. Si tratta di una sfida complessa che però è necessario raccogliere al più presto» osserva il vicepresidente di Unimpresa.
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